La Grande Responsabilità
dei Responsabili Religiosi
NON
È FACILE DI ESSERE RESPONSABILI BUONI, in particolare nel campo
spirituale, nella Chiesa. Oggi è ancora più difficile perché ci
sono meno persone che pregano e ci sono tanti persone che sono cadute
nella trappola più devastante di Satana, relativismo (Relativismo,
secondo Papa Benedetto XVI, “è la difficoltà più profonda dei
nostri tempi.”
(http://popebenedictxviblog.blogspot.it/2005_05_01_archive.html);
e perciò ci sono meno persone che cercano di vivere sinceramente i
10 Comandamenti e il Vangelo secondo la vera rivelazione divina,
spiegata dalla Chiesa che Gesù ci ha lasciato qui sulla terra,
invece secondo un criterio comodo fabbricato da ogni individuo. E’
chiaro che Satana sceglie come i primi bersagli questi responsabili
che Dio ha dato la vocazione di guidare e di condurre tante anime. Ma
Dio da’ le grazie per ogni vocazione particolare anche in questi
tempi molto difficile. LA TENTAZIONE DI DIVENTARE ATTACCATI ALLA
POSIZIONE, AL PRESTIGIO E ALL’ONORE, come si vede fra tanti farisei
nei Vangeli, è forte per i vescovi e sacerdoti e responsabili laici,
perché devono stare davanti alla gente, in piede, e perciò è
ancora più importante di lottare contro questa tentazione
fondamentale, la superbia che è sempre accompagnata con la cecità
spirituale. In un certo senso c’è meno aiuto esteriormente di
mantenere l’umiltà per i responsabili religiosi che per i laici
non responsabili che non sono davanti nella chiesa come i prete. Si
trova nei quattro Vangeli che Gesù ha combattuto spesso contro
questo peccato dei farisei, scribi e dottori della legge proprio
perché si distruggevano se stessi e portavano con loro tante anime.
La grande maggioranza delle persone 2000 anni fa rispettava i
responsabili religiosi e perciò pochissime persone 2000 anni fa si
rendevano conto dell’inganno distruggente offerto da questi
responsabili. La natura umana non è cambiata nei ultimi 2000 anni.
Anzi, proprio perché abbiamo ricevuto molto di più con la venuta di
Gesù, la scelta di stare con Gesù o contro Gesù è più radicale e
allo stesso tempo più nascosto (“Angelo di luce”; 2Cor 11,14) e
più ingannevole. (“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”;
Lc 12,49; “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla
terra?” (Lc 12,51); “Egli è qui per la rovina e la risurrezione
di molti…” (Lc 2,34).
QUELLI CHE HANNO RICEVUTO UNA VOCAZIONE PIÙ IMPORTANTE con più
responsabilità farà più bene o più male secondo la loro scelta
fondamentale, di sfruttare questi “talenti” per la gloria di Dio
o per la loro gloria propria! Quando i responsabili religiosi
agiscono per la gloria di se stessi, ingannando non soltanto le
persone affidate a loro da Dio, ma ingannando se stessi nella cecità
spirituale, si finiscono di soffocare tanta vita spirituale negli
altri ma non visto o non accortosi; si finiscono di creare un muro
fra la gente affidata a loro e Gesù! Credo che questo era il motivo
per cui si trova tanto litigo nei Vangeli fra Gesù e i capi
religiosi (“Sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo
una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare…”
(Mt 18,6). E’ anche molto interessante quanto spesso troviamo
questo conflitto fra Gesù e i Farisei e altri responsabili
religiosi, e allo stesso tempo la stima generale data a questi
ipocriti dalla gente comune.
Come per tante persone oggi che stanno lottando oggi in un mondo
pieno di confusione, LA MIA VITA È STATA UN CERCARE LA VERITÀ nel
ambiente moderno ingannevole. Il più che cercavo la verità e
soffrivo nel mio cammino di vita, il più che ho capito che la verità
è Gesù (Gv 14,6). Dobbiamo perseverare sempre nel lottare per la
Verità nonostante che ci sono tanti lupi nella Chiesa come
Sant’Agostino ha detto. NELLA CHIESA PRIMITIVA C'ERANO DEGLI
SPIRITI SETTARI (I DONATISTI) i quali risolvevano la cosa (Mt
13,36-40, 47-50) in modo SEMPLICISTICO: da una parte, la Chiesa,
fatta tutta e solo di buoni; dall'altra, il mondo pieno di figli del
maligno, senza speranza di salvezza. La Chiesa sarebbe nel mondo come
“un orto chiuso”; meglio, come l'arca di Noè, in cui solo per
alcuni pochi c'è salvezza dal generale naufragio. Vinse, però, il
pensiero di sant'Agostino che era quello della Chiesa universale. La
Chiesa stessa è un campo, dentro cui crescono insieme grano e
zizzania, buoni e cattivi. “Quante pecore che sono fuori e quanti
lupi che sono dentro!”, esclamava sant'Agostino. Il mondo non si
divide in figli delle tenebre e figli della luce; piuttosto, siamo
tutti figli delle tenebre, tutti zizzania, destinati però - se lo
vogliamo - a diventare figli della luce e buon grano, accogliendo il
Regno e convertendoci. Nulla di fisso e di fatale, niente caste di
uomini eletti e di dannati. Il campo è, sí, il mondo, ma è anche
la Chiesa: luogo in cui c'è spazio per crescere, convertirsi e
soprattutto per imitare la pazienza di Dio. “I cattivi esistono a
questo mondo o perché si convertano, o perché per essi i buoni
esercitino la pazienza” (sant'Agostino).
UNA
VOLTA MI RICORDO CHE IL MIO BABBO COMMENTAVA CHE CERCAVA SEMPRE DI
PROCURARE UN BUON FUTURO anche se dovevo sacrificare qualcosa per
arrivare ai risultati buoni per il domani. Mentre cercavo la verità
nel mio cammino personale della vita, esprimeva quello che ho
scoperto ad altre persone per condividerla come un dono, come una
liberazione dalle schiavitù delle trappole in cui sono caduto, così
altre persone potevano evitare queste trappole. Alcune persone erano
contente di sentire queste cose mentre altre non erano contente. In
particolare, alcuni dei miei superiori non erano contenti di sentire
queste osservazioni personali, in particolare quando coinvolgeva i
loro comportamenti e le loro decisioni, nonostante che non avevo
nessun intenzione di offenderli. Ho cominciato la scuola quasi un
anno in ritardo (1957) perché la famiglia si è trasferita dallo
stato di Iowa alla California, e perciò, ho finito scuola superiore
numero uno fra 300 studenti. Dopo aver laureato nella matematica
(1974) a UCLA, ho sentito la mia vocazione facendo prima
un’esperienza a Necedah, Wisconsin, seguendo i consigli dei miei
genitori, dove ho scritto un libro per aiutare tanti ad uscire dalla
setta legata ad una apparizione mariana falsa
(http://necedah-cult.blogspot.com).
Mi rendo conto adesso che era una grazia speciale di poter uscire
dalla mentalità della setta mentre stavo lì circondato dal plagio
di questo gruppo che mi ha fatto sentire speciale e meglio degli
altri per aver arrivare a questo posto benedetto da Dio e che fuori
da quel ambiente c’è soltanto il mondo malvagio. In questo libro
ho anche svelato almeno uno dei motivi principale di tante persone in
questa setta a Necedah, la superbia, che ha provocato i miei genitori
di più o meno scomunicarmi dalla famiglia dopo essere il figlio
prediletto nella famiglia. Sono entrato la congregazione religiosa,
gli Oblati di Maria Vergine (1983) in Italia, passando i primi 5 anni
con tanta soddisfazione per me e anche per i miei superiori in
Italia. Dopo c’era una grande crisi nella congregazione (giugno
1988) causata in particolare da un sacerdote carismatica, ma falso,
Padre Luigi (Gino) Burresi, OMV (nato: 06-07-1932). Con tante
esperienze all’età di 37 anni, i miei nuovi giovani superiori
Oblati negli Stati Uniti (Boston, MA), che mi conoscevano poco, non
si trovavano tanto a loro agio con me, e non mi ha ammesso ai voti
perpetui nonostante i miei superiori in Italia per 6 anni erano molto
contenti con me. Tornando in Italia ho fatto un’esperienza simile
con un parroco che era abituato a formare giovani seminaristi e preti
ma non uno come me (45 anni), e perciò un’altra separazione
dolorosa (2001) dalla mia parrocchia dove avevo trovato almeno un po’
di sollievo dall’amore di alcuni parrocchiani. Dopo aver
perseverato con tanta preghiera quotidiana, vedo bene la mano
provvidenziale di Dio in tutte queste prove e sofferenze i tagli
dalle persone e dalle comunità. (“Lo pota perché porti più
frutto”; Gv 15,2).
IL MIO MOTIVO PRINCIPALE PER QUESTO ARTICOLO è di offrire, per chi
interessa, alcuni riflessioni e studi su come certi comportamenti e
atteggiamenti, in particolare fra i responsabili nella Chiesa, che
hanno una grande responsabilità e influsso nella Chiesa e nel mondo
(anche se il mondo non si rende conto di questo!), possono soffocare
tanta vita nella Chiesa, in un modo non visto non o intuito, e fa
tanto male a tante anime di buona volontà sotto la guida e la
formazione di superiori non tanto maturi. Dopo gli anni con tanta
preghiera, se uno è di buona volontà e onesto con se stesso con un
po’ di umiltà vera, si comincia di fare quella “metanoia”,
quella conversione, di vedere le cose un po’ da punto di vista di
Dio invece da mio punto di vista egoistica e chiusa. Che cosa da
piacere a Dio? Come posso rispondere all’amore immenso che ho
ricevuto da Dio? Come posso consolare il Cuore Sacro di Gesù? Da
questo punto di vista, si capisce sempre di più che Dio ama tutti,
non soltanto me. E perciò, come posso aiutare le persone che mi
hanno trattato molto male e che mi hanno fatto soffrire di più per
arrivare a Dio, alla vera santità, per dare tanta piacere a Dio? (Mt
5,44).
Per motivi simili, Madre Angelica, la fondatrice di EWTN, ha invitato
Ann Carey, giornalista e autore, a parlare delle suore religiose in
crisi (1998) su EWTN televisione; più tardi Ann Carey era invitato a
parlare su World Over (EWTN) della investigazione del Vaticano sui
ordini religiosi femminili (ottobre 2009).
“Se io dico all'empio: Empio tu morirai, e tu non parli per
distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la
sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu
avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli
non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai
salvo” (Ezek 33:8-9).
Quando un superiore non piace il comportamento o le parole da
qualcuno sotto di lui che sembrano ad indicare che quello sotto non
sta facendo bene il suo compito e le cose stano andando nella
direzione spagliata, SPESSO QUESTI RESPONSABILI NON TANTO MATURI
FANNO SENTIRE LE PERSONE SOTTO DI LORO COLPEVOLI CON GLI RIMPROVERI E
LE MINACCE USANDO ANCHE COESIONI PSICOLOGICHE senza dialogare insieme
apertamente con trasparenza. Quante volte nella mia vita nella Chiesa
cercavo di fare una specie di esame di coscienza o un’indagine
personale di scoprire se tutti i miei ragionamenti erano spagliati e
non basati sulla verità o i miei superiori hanno spagliato. Qualche
volta le sofferenze sotto il schiacciamento psicologico o di essere
mandato via o scomunicato dalla mia famiglia o dalla comunità erano
molto terribile. Quando ero più giovane, non avevo l’esperienza né
gli studi che ho adesso per poter capire che cosa stava succedendo
che aumentava il dolore e la confusione dentro di me.
Come
la croce di Gesù più forte per il marito o la moglie (e anche la
consolazione e la gioia e soprattutto l’opportunità di progredire
spiritualmente e di superare gli egoismi!) è normalmente la moglie o
il marito, COSÌ LE PERSONE NELLA CHIESA SONO STATE LE MIE CROCI PIÙ
FORTI (e anche la consolazione e la gioia e soprattutto l’opportunità
di progredire spiritualmente e di superare gli egoismi!); due volte
ho subito una depressione molto forte per diversi anni dopo tale
esperienze con certe responsabili nella Chiesa (1990 e 2001;
visitate:
http://spir-food.blogspot.com/2008/05/let-us-love-our-spouse.html).
Con la perseveranza nella preghiera ogni giorno davanti a Gesù nel
tabernacolo per almeno un ora al di la della Santa Messa e la
Liturgia delle Ore, pian piano sono riuscito a riconoscere Gesù
crocifisso personalmente nella mia vita e nei dolori come uno dei
doni più grandi che Dio mi ha regolato, come i santi ci indicano
(Leggete la seconda lettura nel breviario di S. Giovanni della Croce
(14 dicembre), e Santa Rosa da Lima (23 agosto)). Ma i santi anche ci
dicono, per la prudenza, di non cercare i dolori nella nostra vita;
Gesù crocifisso ci troverà da Solo! “Guardiamoci bene
dall’aggiungere sofferenze agli altri, poiché questo non piace al
Signore” (S. Faustina; Diario 117).
E’ MOLTO FACILE PER UN RESPONSABILE NELLA CHIESA, SACERDOTE O
LAICO, DI DIMENTICARE O TRASCURARE LA DIGNITÀ DELLE ALTRE PERSONE E
DI NON RISPETTARE IL LIBERO ARBITRIO DELLA PERSONA. Dio sempre
rispetta la nostra libertà; siamo noi essere umani che molto spesso
non amiamo come Dio ci ama che include soprattutto questo rispetto
fondamentale.
SE IL PROGRAMMA O IL PROGETTO PER UN RESPONSABILE È PIÙ IMPORTANTE
CHE LA PERSONA CHE STA DAVANTI a lui nel momento presente, è una
grande indicazione che questo responsabile si fida più a se stesso
con il suo discernimento proprio e ai suoi grandi progetti e
programmi che a Gesù Che si nasconde nel prossimo davanti a lui in
ogni momento presente. Se il responsabile ama Gesù nel prossimo in
ogni momento presente, pronto di morire per Gesù in quel prossimo,
Gesù stesso ci penserà a portare avanti un programma o un progetto;
altrimenti, il peso di portare avanti un programma cade sulle spalle
del responsabile e alla fine lue può finire in pezzi o schiacciato,
nonostante che sembra che sia un buon programma. Tantissimi
responsabili nella Chiesa non hanno imparato di perdere il loro
“grande programma” davanti a Gesù nel prossimo nel momento
presente, in particolare davanti alla persona o davanti al sacerdote
con cui si vive o si lavora insieme. Quando i responsabili religiosi
non rispettano la dignità e la libertà degli altri, si finiscono a
manipolare invece di attirare gli altri a ciò che i responsabili
credono è importante.
La Madonna ha comunicato a Santa Faustina:
“Non uscire dai tuo raccoglimento interiore. Ti otterrò, figlia
Mia, la grazia di questo genere di vita interiore, di modo che senza
che abbandoni la tua intimità, possa adempiere all'esterno tutti i
tuoi doveri con maggior precisione. Rimani continuamente con Lui nel
tuo cuore. Egli sarà la tua forza” (Diario, 785).
Suor
Maria Gabriella in purgatorio ha detto a Suor Maria della Croce il 16
ottobre 1880: “Una persona ha un bel da fare dietro alle anime che
le sono affidate, riprenderle, cercare di infondere in loro un po'
più di pietà: NON VI RIUSCIRÀ CHE PROPORZIONATAMENTE ALLA SUA
INTERIORITÀ. È solo ciò che sovrabbonda dalla sua pietà che essa
riverserà nei loro cuori; nel caso contrario, se non è quale
dovrebbe essere, se non è unita con Gesù, le sue parole giungeranno
agli orecchi, ma non al cuore, i suoi sforzi non saranno benedetti.
Considerate se è cosa buona l'essere uniti a Gesù... È così, non
è vero?... Ed è solamente in questo la vera felicità della terra.”
(http://purgatorio-mano.blogspot.com).
I SANTI CHE ERANO STRUMENTI DI DIO, NON DI SE STESSI, per portare
alla terra i grandi carismi, hanno avuto grande umiltà e quindi
erano strumenti di Dio e hanno rispettato la libertà degli altri
(come fa Dio sempre). Tanti seguaci di questi santi fondatori,
invece, non hanno rispettato la libertà di quelli che sono sotto
loro ma hanno manipolato, hanno costringere o hanno forzare gli altri
di fare il loro “grande programma e progetto”.
“SE
DICESSIMO INFATTI COSE NOSTRE SAREMMO PASTORI CHE PASCONO SE STESSI,
non il gregge; se invece diciamo cose che vengono da Lui, egli stesso
vi pascerà, servendosi di chiunque. “Dice il Signore Dio: Guai ai
pastori di Israele che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero
forse pascere il gregge?” (Ez 34,2), cioè i pastori non devono
pascere se stessi, ma il gregge. (Breviario, TO 24, domenica, 2°
lettura, San Agostino).
Tante volte noi preti parliamo di comunione, famiglia, fare le cose
insieme, quando eravamo nel seminario o fra noi, ma quando diventiamo
responsabili di una parrocchia o un altro incarico, la grande
maggioranza dei preti (anche dei responsabili dei movimenti
ecclesiali) ADOPERA UN MODELLO IN CUI IL FIGLIO E LO SPIRITO SANTO
VIVONO LA “KENOSIS” MA NON IL PADRE. Ma se il Padre non fa la
kenosis nella Santissima Trinità, non è più la Trinità, è
un’altra cosa. Senza la kenosis, umiltà vero e genuina, non c’è
la base di amore vero, è un'altra cosa, ma non l’amore cristiano.
Quando non c’è quest’umiltà vera secondo il modo della Trinità
fra due o tre persone, non c’è amore vero e perciò non c’è la
presenza efficace di Gesù in mezzo “dove sono due o tre riuniti
nel mio nome” (Mt 18,20). C’è un essere umano in mezzo, ma non
Gesù.
I FRUTTI CHE SI VEDE NELLE PARROCCHIE SONO PAGATI DALLE PERSONE CHE
VIVONO VERAMENTE LA KENOSIS, nonostante i responsabili dei gruppi o
noi parroci crediamo che il merito dei frutti che si vede sono
soprattutto merito nostro.
Quando ci fidiamo piuttosto a noi stessi come responsabili, il peso
della responsabilità cade sulle nostre spalle e abitualmente non
diciamo alle nostre collaboratori più vicini: “CHE PENSI TU DI
QUESTA IDEA O PROPOSTA?”, perché crediamo che “non c’è tempo
da sprecare”; in fondo, penso che non vogliamo fare il rischio di
perdere il nostro grande programma. Tante volte finiamo di
manipolare, costringere e forzare altre persone di fare la nostre
volontà nel nome di un grande metà o di sbrigare le cose più
efficientemente secondo il nostro punto di vista e criterio. Ma il
detto ci dice: “Meglio fare le cose in modo meno perfetto insieme
che da solo perfettamente.” Oggi è molto facile per noi preti, con
la mancanza dei preti, di CADERE NEL ATTIVISMO E DI PREGARE SEMPRE
MENO fidandoci sempre più a noi stessi e sempre meno a Dio in
ginocchio davanti al Santissimo Sacramento. Il Servo di Dio,
Arcivescovo Fulton Sheen, ha detto che se vogliamo dare le scintille
divine agli altri, dobbiamo passare più tempo davanti al Fuoco
Divino, Gesù nel Eucaristia! Se vogliamo prendere la bronzatura
divina, dobbiamo passare più tempo davanti al Sole divino!
L’Arcivescovo ha sempre raccomandato ai vescovi e ai sacerdoti
duranti i ritiri spirituali negli Stati Uniti di fare ogni giorno un
ora santa davanti a Gesù nell’Eucaristia. Santa Faustina ha
scritto: “Io stessa ho sperimentato che, se non dicevo le preghiere
nel tempo stabilito, dopo no le dicevo più, perché i doveri me
l’impedivano; e se pure le dicevo, ciò avveniva con gran fatica,
perché il pensiero andava ai doveri da compiere…” (Diario, 147).
“NON MI LASCERÒ ASSORBIRE DALLA FRENESIA DEL LAVORO fino al punto
di dimenticarmi di Dio Tutti i momenti liberi li passerò ai piedi
del Maestro nascosto nei SS.mo Sacramento. È Lui che m'istruisce fin
dai miei più teneri anni.” (Diario, 82).
San
Giovanni Bosco ci indica l’importanza importanza di STARE VICINO A
GESÙ NELL’EUCARISTIA CON MARIA nella sua “Profezia
di Don Bosco delle due Colonne", con una nave (la Chiesa) in
mezzo al mare in una grande tempesta, con il Papa al timone,
attaccati da tante barche intorno fa tutte le parti, guidata fra le
due colonne con l’Eucaristia e Maria in cima alle due colonne
(http://www.mariadinazareth.it/don%20bosco%20sogno.htm).
Sono convinto che SE IL PARROCO ABITUALMENTE PERDEVA TEMPO CON LE
PERSONE, soprattutto con quelle più impegnate nella parrocchia,
chiedendo abitualmente il loro parere e i loro suggerimenti per
decidere insieme, ci sarebbero più persone impegnati nelle
parrocchie che avrebbero imparato dal parroco maturo lo stesso modo
di vivere e collaborare insieme. In quel modo si sente che è Gesù
in mezzo che dirige la parrocchia e non un essere umano. In questo
modo ci sarebbero molto più frutti buoni. Alcune persone, con certe
carattere, riescono a collaborare con un parroco che abitualmente
decide tutto da solo. Ma tante persone non ci stano in quel modo,
specialmente quelli più intelligenti con la voglia di migliorare le
cose. Spesso noi parroci non ci rendiamo conto, neanche vogliamo
sapere, quanti sono andati via a causa del nostro modo di fare! Tanti
responsabili si circondano soltanto con quelli che dicono sempre di
si a loro.
E’
facile per il parroco di dire ad un prete con cui si vive "VITA
COMMUNIS, MAXIMA
PAENITENTIA", insinuando che il prete sotto il parroco non è
virtuoso e non vuole stare con il parroco che abitualmente non vede
le cose insieme ne cerca di immedesimarsi o mettersi nei panni
dell’altra persona con cui si cerca di collaborare. Mi domando,
veramente, se un tale parraco si rende conto (o che sia capace di
rendersi conto!) che lui non sarebbe affatto contento di essere
trattato come lui tratta abitualmente gli altri??? UN BULLDOZER NON
SI RENDE CONTO CHE È UN BULLDOZER, MA QUELLI INTORNO A LUI E CHE
DEVONO LAVORARE CON LUI SI RENDONO CONTO SULLA LORO PELLE, E COME! Se
non fosse la struttura obbligatoria di una organizzazione, mi domando
che sarebbe disponibile di seguire le idee e i programmi di un tale
responsabile nella Chiesa? Purtroppo tante volte le persone più
umili e sensibili non cercano di diventare responsabili mentre quelli
che hanno un motivo nascosto per soddisfare i loro desideri che
spesso hanno il carattere più imponente cercano le posizioni di
comando.
IL PERSONALISMO DI BEATO PAPA GIOVANNI PAOLO II
Pensando alla grande tentazione per i responsabili di mettere il
programma e il progetto prima della persona, penso che può aiutare
tanto di studiare e di riflettere sui tanti scritti di Papa Giovanni
Paolo II che rivela la filosofia del principio o della norma del suo
personalismo famoso. Credo che questi scritti ispirati da Beato Papa
Giovanni Paulo II può aiutarci tanto di penetrare questo mistero per
poter offrirci una luce e una guida nel nostro comportamento con gli
altri, in particolare nei rapporti fra i responsabili e quelli sotto
i responsabili.
1. OGNI PERSONA È IL SUO FINE E NON UN MERO MEZZO.
Una persona non è mai tratta giustamente come un semplice mezzo,
come un attrezzo o un utensile per produrre qualche risultato, ma
persona dev’essere affermata per se stessa, affermata come un
essere esistendo nel suo diritto proprio.
Questo principio non è difficile a capirlo, e tante persone sono
d’accordo. Ma dobbiamo chiedere, come Giovanni Paolo chiede, CHE
COSA SONO LE BASI DI QUESTA NORMA PERSONALISTA? Che cos’è
l’essenza delle persone umane che devono essere trattate secondo la
norma personalista? Adesso procediamo dai PRINCIPI ETICI AD UNA
RIFLESSIONE sulla individualità della persona umana.
GIOVANNI PAULO CI DICE CHE OGNI PERSONA È IL SUO FINE, cioè, una
persona non è soltanto un mezzo strumentale per produrre un fine.
Ogni persona è il suo fine, un essere di se stesso, esistendo in un
certo senso per se stesso. Giovanni Paolo dice che ogni persona
appartiene a se stessa, si possiede, e perciò è un errore di
sfruttare le persone. Le persone, come sono esseri di se, non sono a
disposizione di uso strumentale ma di essere riconosciute e affermate
per se stesse.
“La
Chiesa vede in Maria la massima espressione del « genio femminile »
e trova in Lei una fonte di incessante
ispirazione. Maria si è definita « serva del Signore » (Lc
1, 38). È per obbedienza alla Parola
di Dio che Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma
tutt'altro che facile, di sposa e di madre della famiglia di Nazaret.
Mettendosi a servizio di Dio, Ella si è posta anche a servizio degli
uomini: un servizio di amore. Proprio
questo servizio le ha permesso di realizzare nella sua vita
l'esperienza di un misterioso, ma autentico « regnare ». Non a caso
è invocata come « Regina del cielo e della terra ». La invoca così
l'intera comunità dei credenti, l'invocano « Regina » molte
nazioni e popoli. Il suo « regnare » è
servire! Il suo servire è « regnare »!”
“COSÌ
DOVREBBE ESSERE INTESA L'AUTORITÀ tanto nella famiglia quanto nella
società e nella Chiesa. Il « regnare » è rivelazione della
vocazione fondamentale dell'essere umano, in quanto creato ad «
immagine » di Colui che è Signore del cielo e della terra, chiamato
ad essere in Cristo suo figlio adottivo. L'UOMO È LA SOLA CREATURA
SULLA TERRA « CHE IDDIO ABBIA VOLUTA PER SE STESSA », come insegna
il Concilio Vaticano II, il quale significativamente aggiunge che
L'UOMO « NON PUÒ RITROVARSI PIENAMENTE SE NON ATTRAVERSO IL DONO
SINCERO DI SÉ »” (Gaudium
et spes, n.
24;
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/letters/documents/hf_jp-ii_let_29061995_women_it.html).
L’affermazione personalista è che “l'uomo è la sola creatura
sulla terra che Iddio abbia voluta per se stessa”. Dio non vuole le
piante e gli animali per se stessi, ma per le persone umane. Ma Dio
non vuole le persone per altre, ma per se stesse, che vuol dire che
devono esistere per i propri fini.
MA SI PUÒ OBIETTARE o chiedere se non è vero che Dio usa le persone
o non è vero che i religiosi vogliono essere usati da Dio? Non dice
San Francesco nella sua preghiera famosa di “farmi uno strumento
della Tua pace”? Sembra che se apparteniamo a Dio, nonostante che
alle volte ci apparteniamo a noi stessi come persone, apparteniamo
anche a Dio e non siamo assolutamente di noi stessi, ma Dio ha tutti
i diritti di usarci. E allora si può chiedere se questo principio
personalista vale in tutti i casi?
Papa
Giovanni Paulo II risponde a questa obiezione: “Questo principio
(personalista) ha una validità universale. NESSUNO PUÒ USARE UNA
PERSONA COME UN MEZZO AD UN FINE, NESSUN ESSERE UMANO, NEANCHE DIO IL
CREATORE. Dalla parte di Dio, davvero è totalmente fuori della
questione perché dando all’uomo un’intelligenza e una natura
libera Dio ha a proposito ordinato che ogni uomo solo deciderà per
se stesso i fini delle sue attività e non essere un strumento cieco
del fine di qualcun altro. Quindi se Dio intende di dirigere l’uomo
verso certe metà, Lui lo permette l’uomo all’inizio di sapere
queste metà così l’uomo può farle le sue e sforzarsi
indipendentemente verso queste metà.” (“Love
and Responsibility”, pg. 27, da Karol
Wojtyla; la mia traduzione).
Dio, lontano da usandoci strumentalmente come un mezzo, è l’Ultimo
che userebbe le Sue persone create, secondo Papa Giovanni Paolo II.
(Vedete
anche: Karol Wojtyla's “Love and
Responsibility” (1. Analysis of the Verb
"to Use"): a summary;
http://www.christendom-awake.org/pages/may/summaryofl&r.htm).
Questo
argomento importante si trova qualche anno dopo nel documento del
Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes che il Cardinale Karol
Wojtyla ha aiutato ad abbozzare e che lui ha citato tantissime volte.
“L'UOMO, IL QUALE IN TERRA È LA SOLA
CREATURA CHE IDDIO ABBIA VOLUTO PER SE STESSO” (GS 24;
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html).
SPESSO QUEST’IDEA È SPIEGATA IN QUESTO MODO:
Dio abbia voluto che le piante e gli animali non semplicemente per se
stessi ma per il bene e l’uso dell’uomo. Ma Dio non vuole l’uomo
come persona per il bene e l’uso di qualcun altro, neanche per il
bene e l’uso di Dio stesso. Ma in qualche senso vuole l’uomo per
se stesso.
Perciò Papa Giovanni Paulo II dice che QUANDO TU E IO CI RISPETTIAMO
come persone, trattandoci in conformità con il principio
personalista, CI CONDIVIDIAMO NELLA VISIONE CHE DIO HA PER NOI.
Perché Dio che prima di tutti rispetta l’uomo come il suo fine
proprio e si astiene da qualsiasi l’uso strumentale. Quando
offriamo questo rispetto agli altri, ci condividiamo nella visione
che Dio ha per le sue persone create.
UN ALTRO TIPO DI OBIEZIONE è che alcune persone sentono dedicate ad
un tipo di altruismo secondo il quale si deve sempre essere
disponibile di essere un mezzo per il bene degli altri. Io rispetto
gli altri come un fine in se stessi, ma essendo generoso e
disinteressato e altruista sono contento di essere un mero mezzo per
il bene degli altri. Questo tipo di altruismo che si fa semplicemente
e liberamente uno strumento per il bene degli altri è totalmente
fuori ordine; è completamente in opposizione al personalismo di Papa
Giovanni Paulo II. OGNI PERSONA DEVE RISPETTARE IL FATTO CHE LUI È
IL SUO FINE E MAI UN MERO MEZZO STRUMENTALE. Questo è generosità
falsa, altruismo falso, di voler essere un mero mezzo per il bene
degli altri; questo è abolire se stesso come persona. Questo sarebbe
di allontanarsi dalla visione che Dio ha per tutte le persone, anche
per me stesso. Dio non mi tratta semplicemente come un mezzo e quindi
io non ho il diritto nel servizio degli altri di degradare me stesso
allo stato di un mezzo semplicemente.
Se una persona non deve trattarsi come un mero mezzo, ANCORA DI PIÙ
UN RESPONSABILE DEVE FARE LO STESSO soprattutto quando c’è una
tentazione di dirigere una persona, che sta in crisi, senza avere
quella pazienza di gentilmente persuadere la persona con calma nella
direzione giusta aspettando per la persona in crisi di capire,
gestire e accettare nel suo nome la verità che il dirigente crede
che risulterà al bene vero.
OGNI PERSONA HA UN GRANDE DISEGNO DA DIO; i genitori, i sacerdoti e i
vescovi devono, con tanta reverenza davanti al mistero di ogni
persona, aiutarli a discernere insieme per scoprire quella disegno
che Dio ha piantato nel cuore di ogni persona. E’ così facile per
noi dirigenti di cadere nel abitudine più facile e il modo più
sbrigativo di mettere gli altri apposto secondo il nostro criterio, o
secondo il nostro progetto o il nostro programma, invece di metterci
in ascolto per facilitare le persone di percepire lentamente e
scoprire il bel disegno di amore da Dio per ogni persona.
LE TENDENZE VERSO TRIONFALISMO E DI ASSOLUTIZZARE IL PROPRIO
MOVIMENTO o gruppo facilmente induce i responsabili di spingere
avanti la loro metà del loro movimento senza dialogare e discernere
insieme con tanta pazienza e delicatezza. In quest’anno di fede, il
Papa ci chiama a approfondire il Concilio Vaticano II che ha chiamato
tutti i cristiani a seguire Gesù che è venuto per servire e non per
essere servito!
Spesso c’è una tendenza fra i responsabili nella chiesa e nei
movimenti nella chiesa che quando non fai come vogliono i
responsabile, TU HAI UN PROBLEMA e non c’è l’invito o
l’atmosfere di dialogo di scoprire la verità insieme o discernere
insieme. C’è l’atteggiamento dei responsabili di metterti
apposto! SPESO NON SI FA LA DISTINZIONE FRA DIALOGO E MONOLOGO; si
confonde imporre e proporre, suggerire e comandare. Spesso c’è
l’atteggiamento e abitudine fra i responsabili di mettere apposto
gli altri. Dio non fa mai così perché Dio sa amare! Questo modo di
fare è una forma di costringere psicologicamente invece di condurre
e attirare gli altri verso Cristo liberamente, soprattutto con un
buon esempio della vita cristiana. E’ difficile per i responsabili
di uscire da questa atteggiamento perché c’è poco ascolto o
dialogo, ma soltanto monologo con quelli sotto come si fa nel
militare ma non in una famiglia sana; c’è dialogo soltanto con gli
altri responsabili che sono d’accordo con loro. Normalmente c’è
la buona volontà da parte dei responsabili. Questo è simile alla
difficoltà dei genitori di trasferire la responsabilità di fare le
decisione a ogni bambino al momento quando il bambino è pronto per
un certo passo. Si abitua ad essere insegnante e tante volte si perde
la cosa più importante: è quello di ascolto per aiutare l’alunno
di discernere e scoprire la verità del bene che può essere accolto,
e abbracciare la verità nel proprio nome. “Sia ognuno pronto ad
ascoltare, lento a parlare” (Gc 1,19).
Quante persone oggi vogliono che gli altri le ascoltano, le
obbediscono, ma non sono disponibili ad ascoltare o a leggere i
documenti presentati da quelli che non pensano come loro, come
avessero tutta la verità e tutti gli altri devono ascoltarli, mentre
loro criticano, giudicano e condannano quelli che non acconsentono ai
loro decreti e giudizi infallibili. Quanta vita spirituale è
soffocata nella Chiesa a causa dei responsabili religiosi che si
comportano in questa maniera senza vedere i frutti cattivi
invisibili?!? Papa Giovanni Paolo II ha ripetuto tante volte
l’importanza del dialogo, non monologo! Il Pontefice stava
dicendoci di avere l’umiltà di cercare la verità insieme senza
cadere nella tentazione primaria di Satana (Gen 3,5), offrendo a
vicenda i documenti e l’informazione che abbiamo trovato insieme
con i nostri pensieri e le nostre idee in questo processo di
discernere insieme e nel cercare la verità fuori delle nostre teste.
2. OGNI PERSONA È IL SUO TOTALE E NON UN MERO PEZZO.
Un altro aspetto del principio personalista di Giovanni Paolo è che
ogni persona umana è il suo totale, insieme, e mai semplicemente un
pezzo di un totale, di un complesso. Questo vuol dire che ogni
persona non esiste mai semplicemente di far crescere qualche
complesso, come di far crescere la società, come se fosse il motivo
per il suo essere fosse semplicemente di far crescere la comunità in
cui vive. No. Come una persona non è semplicemente un pezzo di
qualsiasi totale, ma è in un certo senso il suo totale proprio. Come
ognuno è il suo fine, così ognuno, in un senso, è il suo totale.
DURANTE I SECOLI TANTE PERSONE HANNO PERSO UN SENSO DEL LORO
INDIVIDUALITÀ ESSENDO ASSORBITE NEL GRUPPO SOCIALE, come una
mentalità tribale dove la persona è completamente immerso nel
gruppo; si sente quasi come non fa senso fuori di quel gruppo. Si
sente come un mero pezzo di un totale sociale. Si perde il controllo
di se stesso come persona. Di svegliarsi come una persona è di
scoprire, anche se è strettamente integrato in una comunità, come
persona, il suo totale.
QUESTA PERDITA COME PERSONA SUCCEDE MOLTO SPESSO NELLE SETTE MA ANCHE
NELLE COMUNITÀ BUONE dove c’è spesso la tendenza dei responsabili
di non rispettare questa grande dignità e individualità e mistero
di ogni persona. Se un responsabile non si combatte ogni giorno di
ricordare queste verità fondamentali, pregando a Dio ogni giorno per
l’umiltà vera e amore vero, facilmente si aggrega a se stesso
anche i ruoli e le vocazioni degli altri, cercando di aiutare o
mettere apposto gli altri, con buoni motivi e buone intenzioni, ma
senza quella delicatezza e discernimento mutuale rispettando il
libero arbitrio dell’altro; e quando una persona non fa come pensa
questo responsabile, capita che il responsabile si insinua che questa
persona ha qualche problema secondo l’esperienza di questo
responsabile che crede che deve formare tutti secondo la sua testa
senza l’atteggiamento che forse il responsabile non capisce tutto
del mistero della persona davanti.
QUESTO SUCCEDE ANCHE SPESSO NEI MOVIMENTI ECCLESIALI, in particolare
nella prima tappa del movimento, in cui ci sono tante persone che
sono entrate nel movimento dopo una crisi forte personale, e perciò
sono deboli cercando un salvagente fuori di se per non affogarsi
nella nostra cultura di oggi molto secolarizzata; si può sentire di
perdere l’anima senza l’aiuto di un movimento ecclesiale.
In questa situazione di crisi culturale e personale spesso i
responsabili dei movimenti si abituano a trascurare il dovere di
discernere insieme e di non costringere o manipolare
(psicologicamente, ecc.) le persone sotto loro di fare qualcosa non
ben spiegato in modo trasparente, digerito e accettato. Tanti
responsabili non vogliono spiegare la verità del “bene” per
offrire la possibilità della persona di entrare in dialogo per
potere abbracciare il bene nel suo nome proprio. TANTI RESPONSABILI
NON HANNO SVILUPPATO QUESTA CAPACITÀ IN SE STESSI DI GENTILMENTE
PERSUADERE ALLA VERITÀ che porta al bene secondo il responsabile;
perciò abitualmente si usa la coercizione in tanti modi, mentre non
si da la persona sotto la possibilità di entrare nel dialogo di una
decisione che coinvolge la persona. Naturalmente questi responsabili
credono che non stanno assolutizzando il proprio movimento come ci
consigliano i Papi!?!
In questi tempi di crisi naturalmente si cerca i leader capaci e
forti di condurre bene la gente. Ma secondo il Vangelo, i forti
devono aiutare i deboli e non di fare come un bulldozer prendendo un
posto di comando come un capitano in una guerra. Gesù è venuto per
servire non per comandare come Gesù consiglia gli apostoli (Mt
20:24-28). . I forti hanno la tendenza di vedere gli umili come
deboli che hanno bisogno del loro aiuto, e spesso sono ciechi della
bellezza della virtù di umiltà e della mitezza, e NON APPREZZANO
TANTO QUESTE VIRTÙ COSÌ PREZIOSE NEGLI OCCHI DI DIO. Amare il
prossimo come se stesso è il secondo comandamento. Nei momenti di
crisi e debolezza, come vogliamo noi essere trattati dagli altri? Non
vogliamo essere trattati con pazienza finché possiamo capire bene le
proposte della soluzione e di potere decidere con tutta la nostra
consapevolezza? Beati quelli che hanno responsabili come Gesù, mite
e umile di cuore. (Mt 11,29).
Una volta un sacerdote in un movimento ecclesiale mi ha detto: “Non
so come un sacerdote può salvarsi senza l’aiuto della spiritualità
di questo movimento”!!! In questo stesso movimento si può
scegliere di fare i voti perpetui o no. Tanti responsabili non sanno
fare con uno non totalmente legato con voto di obbedienza perché NON
HANNO IMPARATO LA TECNICA DI PERSUADERE MA DI COMANDARE SENZA
DISCUSSIONE; questi responsabili sono rimasti insicuri che aiutano
poco gli altri o il gruppo o la comunità, ad arrivare ad una
sicurezza autentica basata sull’utilità vera e quindi amore vero.
In
questo momento in questo stesso movimento ecclesiale, dopo la morte
del fondatore, CI SONO POCHISSIME NUOVE VOCAZIONI, tranne alcune nei
paesi poveri come nella Brasile e nelle Filippine; a me sembra che
manca proprio questa base di umiltà senza il quale non c’è nessun
altro virtù nonostante si parla di amore e grandi ideali! Dopo
soltanto 5 anni dopo la morte del fondatore, tanti membri interni in
questo movimento ecclesiale stanno andando via dal movimento, perfino
tanti che hanno fatto voti perpetui, fino al punto che stanno
considerando la possibilità di ridurre le 6 o 7 zone in Italia ad
una sola zona! Professore Remi Hoeckman, O.P., all’Università
Pontificia di San Tomaso d’Aquino (Angelicum), che ha scritto il
documento del Vaticano sui nuovi movimenti religiosi (1986), ci ha
spiegato nel suo corso sui nuovi movimenti religiosi (1988,
Angelicum) che i nuovi movimenti in genere attraversano 5 tappe o
fase; la prima tappa è quando il fondatore è ancora vivo. E’
difficile per le persone nel movimento nella prima tappa di capire e
di mettere in pratica le parole del papa che ci dice di non
“ASSOLUTIZZARE il proprio movimento, che viene ad identificarsi con
la Chiesa stessa, a intendersi come la via per tutti, mentre di fatto
quest'unica via può esser fatta conoscere in modi diversi.”
(http://www.rns-italia.it/vademecum/Vademecum.htm).
“Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho
dovuto persuadermi di questa grande verità! E’ CERTO PIÙ FACILE
IRRITARSI CHE PAZIENTARE: MINACCIARE UN FANCIULLO CHE PERSUADERLO:
direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza ed alla nostra
superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col
sopportarli con fermezza e con benignità… Riguardiamo come nostri
figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere.
Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne ad ubbidire e
non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l’aria in
noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior
piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella
loro ignoranza e rozzezze, nella loro poca fedeltà, e col trattare i
peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni
lo stupore, in altri quasi lo scandalo, ed in molti la santa speranze
di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da
lui ad essere mansueti ed umili di cuore (Mt 11,29)” (San Giovanni
Bosco, Ufficio delle letture, 31 gennaio).
“SOPRATTUTTO GUARDATEVI DAL VOLER OTTENERE ALCUNA COSA PER FORZA:
POICHÉ DIO HA DATO AD OGNUNO IL LIBERO ARBITRIO E NON VUOLE
COSTRINGERE NESSUNO, MA SOLAMENTE PROPONE, INVITA E CONSIGLIA. Non
dico però che alle volte non si debba usare qualche riprensione ed
asprezza a tempo e luogo secondo l’importanza, la condizione e il
bisogno delle persone, ma solamente dobbiamo essere mosse a questo
dalla carità e dallo zelo delle anime” (Sant’Angela Merici,
Ufficio delle letture, 27 gennaio).
Per andare avanti nella maturità umana e spirituale come
responsabili CI VUOLE TANTA UMILTÀ VERA! Spesso manca questa
reverenza davanti al mistero di ogni persona irrepetibile! OGNI
PERSONA VA AVANTI SECONDO I SUOI TEMPI, con le grazie di Dio, con la
chiamata personale da Dio, con la generosità di corrispondere alle
grazie di Dio, ecc.; e perciò ci vuole tanta pazienza di non
spingere o costringere le persone alla velocità o al modo dei
responsabili, ma alla velocità e modo della persona con le grazie di
Dio.
QUALCHE VOLTA I RESPONSABILI NON SI SENTONO REALIZZATI SE NON METTONO
APPOSTO GLI ALTRI. Si giustifica di imporre invece di proporre, di
sbrigare invece di aspettare i tempi giusti di ogni persona. Tanti
credono che amore vuol dire mettere apposto l’altro invece di
pregare, fare sacrifici e offrire liberamente i consigli e la
persuasione. Si può cadere nell’abitudine di cercare e di vedere i
difetti negli altri per giustificare di mettere l’altro apposto
secondo il suo criterio. Se si dice ad un responsabile non tanto
maturo “grazie per il tuo suggerimento (o consiglio) fratello”,
il responsabile non è tanto contento perché vuole che tu fai la sua
volontà. In fondo non è un suggerimento o un consiglio da parte di
questo responsabile ma è un comando.
La teologia spirituale, e anche, ad esempio, nel Diario di Santa
Faustina in modo semplice, ci spiega che IL CONFESSORE, IL DIRETTORE
SPIRITUALE E IL SUPERIORE HANNO DIVERSI RUOLI e bisogno confidare ad
ognuno di questi secondo il loro vocazione da Dio, senza mescolare o
confondere il ruolo di ognuno. Le strutture ci vuole. Le diversità
dei carismi e dei responsabilità sono ordinate da Dio. Ma tante
volte nelle strutture ecclesiastiche si scivola verso un
atteggiamento come fosse le grazie o la spiritualità specifica della
Chiesa o del Movimento Ecclesiale viene dato soltanto alle persone in
alto nelle strutture e quindi c’è sempre meno motivazione di
dialogare e di discernere insieme con quelli sotto quelli più in
alto nelle strutture ecclesiali.
DOPO
AVER INCONTRATO PAPA GIOVANNI PAOLO II CINQUE VOLTE, mi sono
meravigliato che quando ho scambiato due parole con lui durante il
secondo incontro, mi sembrava che io fosse l’unica persona nel
mondo per lui in quel momento, nonostante che lui aveva tutta la
responsabilità di tutta la Chiesa sulle sue spalle! La sapienza dei
santi di vedere Gesù nel prossimo nel momento presente; si fidano a
Dio e non a loro stessi! I santi capiscono la dignità e il mistero
in ogni persona e che Dio agisce nel momento presente non secondo la
nostra agenda (“A Life’s Adventure”:
http://josephdwight.blogspot.com).
I santi hanno sviluppato quella delicatezza e umiltà di percepire il
respiro sottile dello Spirito Santo in ogni occasione!
SI PUÒ CHIEDERE COME SI PUÒ RISPETTARE LA LIBERTÀ DEI FIGLI MENTRE
I GENITORI CERCANO DI EDUCARLI. Possiamo tirare fuori qui una
distinzione molto importante che viene fuori dal personalismo di
Giovanni Paolo fra coercizione e persuasione, forzando un altro se
lui capisce o non capisce la ragione. Persuasione richiede il dare al
bambino i motivi; se il bambino capirà speranzosamente il bambino
vorrà la cosa che i genitori vogliono per il bambino tutto nel nome
del bambino proprio. Si prende il bambino molto su serio come persona
facendo tutto possibile nel suo modo di persuasione, cioè, dando i
motivi rivelando la verità, rivelando la verità del bene. Se il
bambino intravede soltanto un po’ di quello e capisce per se stesso
che questo è buono, allora obbedirà. In questo modo si appella
veramente al bambino come persona, si influisce il bambino come
persona. E adesso il bambino ha gli stessi motivi indipendenti per
volere la cosa buona che hanno i genitori. Per i genitori, non si può
evitare un po’ di coercizione, come per un bambino riottoso; ma i
più anni che hanno, i figli diventano più aperti ai ragionamenti,
alla persuasione, diventano più sensibili perché c’è la verità
in riguardo al bene. Il grande compito, la grande arte, del educatore
è di liberare quella potenzialità del bambino e lascialo crescere
nel capire la verità del bene. Perché in quel modo i genitori
influenzano e formano il bambino ma senza questo aspetto
spersonalizzato della coercizione, ma piuttosto si sveglia il bambino
ad una nuova vita personale attraverso la persuasione che è il dare
i motivi per accettare qualcosa nel suo nome proprio.
“No,
non siete troppo buona! In certi casi è meglio cedere che prevalere.
Vi suggerisco un modo d'agire che Gesù desidera che adottiate. PRIMA
DI DARE UN AVVERTIMENTO, prima di fare un rimprovero meritato ad
un’allieva o a qualunque altra persona, raccoglietevi un secondo;
quindi, mettetevi al posto di colei cui state per rivolgervi e agite
a suo riguardo come vorreste che si facesse con voi in un’occasione
simile. Allora Gesù sarà contento.” (“Un
Manoscritto sul Purgatorio”; http://purgatorio-mano.blogspot.com).
CON L’OBBEDIENZA RELIGIOSA sembra che sto cedendo ad un superiore
religioso e in un certo modo mi sto mettendomi fuori uso come una
persona attiva. Un superiore religioso ti darà da fare spesso cose
che tu non avrai scelto. Nonostante questo è possibile per te di
capire pienamente perché è un bene di avere un superiore, perché è
buono di obbedire Dio. NEL CASO DI ABRAMO che obbedisce Dio e era
pronto di sacrificare il suo figlio Isacco, quel’obbedienza,
obbedienza cieca, era ancora degna di Abramo come persona perché ha
capito profondamente che Dio è degno di obbedienza, che Lo ha
conosciuto e Lo ha capito. Perciò la sua obbedienza non era
completamente cieca. Se l’obbedienza di Abramo era completamente
cieca, se lui non sapeva perché Isacco doveva essere sacrificato, se
non sapeva che era Dio ne perché doveva obbedirLo, allora
l’obbedienza non sarebbe veramente un atto libero, perché non
sarebbe nessuna verità che capiva Ma lui capisce che Dio è degno di
obbedienza e Dio non lo ingannerà. E perciò quel’obbedienza
difficile e eroica di Abramo era ancora un atto della sua persona,
non un abnegazione, ma un atto libero, agendo per se stesso,
rispondendo alla fedeltà.
Quindi sappiamo che l’obbedienza è una grande virtù. MA NEL
PASSATO ERA RARAMENTE DISCUSSO IL GRANDE DANNO CHE I SUPERIORI CON
POCA MATURITÀ POSSONO CAUSARE IN UN AMBIENTE PIUTTOSTO CHIUSO.
Spesso nel passato si diceva che Dio provvede per questa situazione
ma senza indagando la vera situazione.
Dr. Edward Sri cita Papa Paolo II (Amore e Responsabilità) nel suo
libro: “Uomini, Donne e il Mistero d’Amore” (“Men, Women And
The Mystery Of Love”):
“La forza di tale amore emerge quando nostro amante s’inciampa
quando la sua debolezza o perfino i suoi peccati vengono all’aperto.
Uno che veramente ama non si ritira il suo amor ma ama ancora di più,
ama in piena coscienza delle mancanze e dei difetti, e senza li
approvando in nessun modo. Perché LA PERSONA COME PERSONA NON PERDE
MAI IL SUO VALORE ESSENZIALE, l’emozione che si attacca al valore
della persona rimane fedele all’essere umano.”
Dr. Sri indica che non approviamo i difetti di altre persone; forse
non approviamo il modo che ci tratta. ALCUNE PERSONE HANNO UN’IDEA
DISTORTA E DISFUNZIONALE DI AMORE. Perfino cristianizzano la cose
cattive che sta succedendo in un rapporto. Giovanni Paolo ci sta
dicendo che non dobbiamo essere un zerbino (o straccio) dove siamo
per essere calpestati continuamente.
UNA DONNA HA DETTO A DR. SRI. “Il mio sposo mi tratta in questo
modo in queste circostanze e so che devo essere come Gesù e soltanto
amare e perdonare.” Dr. Sri le ha chiesto se lei mai tira fuori in
discussione questo con il suo marito e il modo che lui le tratta,
come lui sta facendo male a lei e ai figli? Lei ha risposto: “Beh
no, devo soltanto amare.”
DR. SRI SPIEGA CHE QUESTO NON È AMORE. La definizione di amore
secondo San Tommaso d’Aquino è: di voler il bene dell’altra
persona (come si dice in italiano: “ti voglio bene”). Questo è
amore vero. Perciò se amo veramente questa persona, come il mio
sposo (o superiore) e che il mio sposo sta facendo male che mi fa
male e fa male al nostro matrimonio (o la comunità religiosa), se lo
amo, devo ritirarmi e dire niente? No! Se veramente lo amo voglio ciò
che è il meglio per lui. Non è buono per lui di agire non
virtuosamente verso di te. AMORE VERO VUOL DIRE CHE SI CONFRONTA LUI
CON QUESTO. Si apre il dialogo con lui in un modo gentile ma con
fermezza. Con grande misericordia, non puoi giudicarlo, non puoi
tenere rancore con lui. Ma deve parlare di questa cosa con lui.
Questo è un’altra illustrazione di UN TIPO DI ALTRUISMO FALSO
indicato sopra in cui la persona si sente che deve essere sempre un
mero mezzo per il bene degli altri, ma che è completamente in
opposizione al personalismo di Papa Giovanni Paulo II.
MA SUPERIORI INSICURI NON SONO CONTENTI DI ESSERE CONFRONTATI, e
spesso creano un tipo di atmosfera o barriera psicologica o di
gruppo, perfino in un modo impercettibile che sembra virtuoso, così
le persone sotto loro si sentono molto a loro disaggio di perfino
considerare la possibilità di confrontare un superiore.
Gesù ha detto al sommo sacerdote: “Io ho parlato al mondo
apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove
tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.
Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho
detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Aveva appena detto
questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù,
dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?” Gli rispose Gesù:
“Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato
bene perché mi percuoti?” (Gv 18,20-23). Gesù ha fatto il rischio
di essere percuoto di nuovo dalla guardia quando “si confrontava
lui con questo”! GESÙ NON ERA UNO ZERBINO! Gesù non è rimasto
zitto in questa situazione nonostante che il silenzio probabilmente
sarebbe stato la via più facile come fanno tanti davanti ai
superiori per andare sempre d’accordo per non rompere le scatole,
senza causare le reazioni negative. Anche Gesù non stava sfogandosi
neanche come sarebbe la reazione umana normale, o neanche con
vendetta o rancore, ma ha espresso la verità, non per la vendetta,
nonostante che sapeva che poco dopo sarebbe crocifisso per fare la
volontà del Suo Padre per la redenzione dell’umanità. Madre
Angelica di EWTN nel suo programma “Mother Angelica Live - Temple
of the Holy Spirit - 4-17-12” ha offerto il suo consiglio di ciò
che da fare con i prepotenti: alza la voce, stare in piedi, perché
sono codardi”!
- - -
CHIARA LUBICH, LA FONDATRICE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARE, con i
piccoli gruppi di 4 o 5 o 6 consacrate o consacrati che vivono
insieme come laici, nelle “Risposte di Chiara sul Rinnovamento”
(Natale 1997) ha risposto ad alcune domande. Nella parte “Unità e
autorità”, lei ha risposto così:
Domanda:
“Come evitare l’autoritarismo? In un tuo
discorso alle focolarine del dicembre '62, hai affermato: «L'Opera
non é una democrazia, non è una monarchia, non è un oligarchia...»
e potremmo forse continuare dicendo che non è una dittatura né
un’anarchia. Com’è allora? Hai detto una volta alle focolarine
di “perdere l’obbedienza ed il comando, ma di solo amare”. Vuoi
spiegarci meglio?
Risposta: “Nell'Opera non può esserci né l’autoritarismo, né
paternalismo.
“Nell'Opera non vige né una democrazia (che sarebbe il governo
della maggioranza); né una monarchia (dove comanda un capo); né
l’anarchia (dove non comanda nessuno); né una dittatura (dove il
capo si fa addirittura padrone delle persone); né un'oligarchia
(dove è un gruppo che comanda). Nell'Opera ha da vigere solo - se
così si può dire - i1 sistema trinitario.
“Come "funzionano" i rapporti tra le Persone della
Trinità, perché Li possiamo avere come esempio, lo dirò in
seguito.
“Intanto basta questa affermazione: per vivere a mo' della
Santissima Trinità occorre amare. Veramente, con Agostino: «Ama e
fai quello che vuoi». Basta mettere l'amore a base di tutto ("Ante
omnia"). Anche prima di comandare, anche prima di obbedire,
anche a base di ogni rapporto... Sempre l'amore. Per questo ho detto
che occorre perdere le virtù, non avere cioè le virtù senza la
carità. Se tu hai pazienza ma non hai la carità, perché dentro
borbotti mentre fuori sembri paziente, non hai neanche la pazienza...
Occorre perdere le virtù che non siano motivate dall'amore, che non
siano vissute per amore, nell'amore, con l'amore. Non pensare tanto
di obbedire, né di comandare, ma sempre di amare.
“II responsabile, di fronte al focolarino o ai focolarini deve
sapere che ha da fare anzitutto una cosa sola: amarli. Per questo
vivrà i quattro modi di amare: amerà per primo, facendosi uno,
amandoli tutti e vedendo Gesù in loro. Quando è sicuro di averli
amati e, di conseguenza, di essere amato da loro, potrà dire cosa
ognuno dovrebbe fare; ma sempre continuando ad amare, ascoltando
quindi le eventuali loro obiezioni.
“A sua volta, il focolarino di fronte al responsabile non deve
pensare di obbedire, ma di amare, anche lui con i quattro punti.
Esporrà poi, come un dono, quello che può essere un suo pensiero
anche diverso o anche alcunché che confermi quanto dettogli dal
responsabile, perché ciò crea l’unità.
“La conseguenza sarà che egli avvertirà di obbedire non tanto al
responsabile, quanto a Gesù. E infatti obbedisce a Gesù in mezzo.
Gesù in mezzo deve essere il vero capofocolare. Di qui la libertà
avvertita dall’uno e dall’altro.
“Il responsabile deve amare, amare sempre. Il rapporto fra
responsabile e focolarino deve essere a mo' di quello che esiste
nella Santissima Trinità fra Padre e Figlio. Il Padre genera sempre,
perché Amore, il Figlio. Se per un momento (ammesso che ci fosse il
tempo nell'aldilà), cessasse di amare, non sarebbe più Padre. Dice
una personalità: «Amo, dunque sono». E così.
“Amare continuamente significa curarsi dei focolarini, sempre:
nutrirli, aggiornarli, aiutarli, comunicare loro le proprie
esperienze. Ascoltarli, ascoltarli e ancora ascoltarli. Essere il
loro miglior amico, il miglior fratello, il miglior padre.
“Può essere che per circostanze varie, il responsabile smetta ad
un certo momento di amare il focolarino. Questo non giustifica la
ribellione del focolarino… Può darsi infatti che quel povero
responsabile sia stanco, affaticato, e che perciò in quel momento
non ami: questo però non giustifica la ribellione. Il focolanno ha
scelto Gesù abbandonato anche per questo caso.
“Ma questo abbandono non può perdurare. Per amore del focolare, e
solo per questo, occorre farlo presente.
Domanda: “Noi siamo chiamati a stabilire i nostri rapporti sul
modello trinitario. I responsabili di focolare svolgono spesso un
compito “a mo’ del Padre”. Come fare per custodire la bellezza
racchiusa nella frase: “Come nella Trinità, così in focolare”?
Risposta: “Forse più che «a mo' del Padre» ho paura che i
responsabili vivano spesso a mo’ di loro stessi... Come fare a
vivere invece «a mo' della Trinità»? Bisogna che il responsabile
viva veramente a mo' del Padre e che noi viviamo «a mo' del Figlio».
Ora, il Figlio non è una persona succube del Padre. Il Figlio ama il
Padre a sua volta, come Padre Lo ama.
“Quindi anche noi dobbiamo mettere nell'amore. Se tu ami il
responsabile di focolare e se egli ti ama, allora il rapporto
trinitario fra di voi è stabilito, e tutto funziona. Perché scatta
Gesù in mezzo che è anche Gesù in ciascuno di voi due. Sarà Egli
che dirà al tuo responsabile cosa devi fare, mentre tu dirai se sei
in grado di farlo e se puoi farlo. E così via. Ci sarà questo
colloquio, che ha come modello il “colloquio” che esiste nella
Santissima Trinità.
“Noi inoltre ereditiamo qualcosa dagli ordini religiosi, ad esempio
i voti, tra cui quello di obbedienza. Quindi, sotto sotto, bisogna
tener presente che questo responsabile ha anche qualche “grazietta”
in più.
“Però, per la mia esperienza, è rarissimo il caso in cui nel mio
focolare debba dire alle focolarine di ubbidirmi perché «ho una
grazia», perché sono presidente, perché hanno il voto... Quasi
mai. Noi ci amiamo a vicenda, ci aiutiamo a vicenda e tutto funziona,
l'unità è stabile.”
Mi chiedono spesso: “Come fai, Chiara, lavorare così tanto, come
riesci a fare così tante cose?” Il fatto è che quasi mai devo
risolvere qualcuno. Mi alzo la mattina e tutti camminano già svelti.
Vedo il Centro di Coordinamento, o quello ristretto, e osservo che
c’è già unità. Non occorre fare niente… E quindi…
- - -
E’ interessante quest’ultima paragrafo, e gli altri, di Chiara
Lubich. Quanti responsabili religiosi mantengono la struttura e stima
forte davanti ai loro sudditi per mantenere obbedienza come in un
esercito militare, come se un superiore si imita Gesù mite ed umile
di cuore, nessuno obbedirebbe e non sarebbe ordine? La legge della
giungla, la forza fa giusto, invece la legge del Vangelo! Chiara
Lubich, come Gesù Cristo, conducevano gli altri con l’esempio
mentre rispettavano il libero arbitrio dei sudditi.
E’ interessanti che subito dopo queste “Risposte di Chiara sul
Rinnovamento” (Natale 1997) c’erano le risonanze di entusiasmo,
come “una seconda fondazione dell’Opera di Maria”. Ma ben
presto dopo, non si sentiva più niente di questo “Rinnovamento”.
Infondo Chiara, con delicatezza, indicava che mancava la maturità,
l’umiltà, soprattutto fra i responsabili del Movimento dei
Focolari.
“IL SIGNORE NON FA MAI VIOLENZA ALLA NOSTRA LIBERA VOLONTÀ.
Dipende da noi se vogliamo accogliere la grazia di Dio oppure no, se
collaboreremo con essa oppure se la sprecheremo” (Diario di Santa
Faustina, no. 1107).
“Non striscio mai davanti a nessuno. Non sopporto le adulazioni, e
l'umiltà è solo verità; nella vera umiltà non c'è servilismo.
BENCHÉ MI CONSIDERI LA PIÙ PICCOLA DI TUTTO IL CONVENTO, D'ALTRA
PARTE SONO LIETA DELLA DIGNITÀ DI SPOSA DI GESÙ... Poco importa se
qualche volta sento dire che sono superba, poiché so bene che i
giudizi degli uomini non riescono a scorgere i motivi delle azioni”
(Diario, 1502).
“Quando all'inizio della mia vita religiosa, subito dopo il
noviziato, cominciai ad esercitarmi in modo particolare nell'umiltà,
non mi bastavano le sole umiliazioni che Dio mi mandava, ma le
cercavo io stessa e in un fervore esagerato mi mostravo talvolta ai
superiori quale non ero in realtà e non avevo neppure un'idea di
tali miserie. Dopo poco però GESÙ MI FECE CONOSCERE CHE L'UMILTÀ È
SOLTANTO VERITÀ. Da quel momento mutai il mio punto di vista
seguendo fedelmente la luce di Gesù. Compresi che se un'anima sta
con Gesù, Egli non le permette di sbagliare” (Diario, 1503).
Il dono più fondamentale che Dio ci ha dato ad ognuno di noi, creati
nell’immagine di Dio, l’unica cosa che appartiene totalmente ad
ognuno di noi è il nostro libero arbitrio, che Dio rispetta
totalmente. Dio, Che è la Verità assoluta, non costringe nessuno a
stare con Lui per tutta l’eternità. I teologi ci spiegano che la
tendenza più fondamentale del Peccato Originale, della natura umana,
è di non voler rispettare il libero arbitrio del prossimo.
Diverse volte nella mia vita QUANDO HO PARLATO CON I MIEI SUPERIORI
DI PROBLEMI SERI CHE COINVOLGEVANO I SUPERIORI, la loro reazione era
molto negativa fino al punto che mi hanno tolto il mio incarico nella
diocesi o perfino mi hanno negato ai voti perpetui in una
congregazione religiosa nonostante che tutti i miei superiori
precedenti per sei anni nella stessa congregazione erano molto
contenti con me come religioso in voti temporanei. In ognuno di
questi casi ho sofferto tanto, perfino la depressione con le medicine
per diversi anni, ma dopo ho ringraziato Dio che mi ha tolto da quei
gruppi, con tali superiori, che non stavano progredendo verso la
maturità cristiana matura, scoraggiando dialogo sulle questioni
importante.
Devo
aggiungere che SONO ENTRATO IN QUESTA CONGREGAZIONE ALL’ETÀ DI 31
ANNI con già parecchie esperienze e con una buona intelligenza. Mi
sono reso conto dopo che uno dei motivi per cui mi hanno negato ai
voti perpetui, dopo 4 anni in voti temporanei, era proprio a causa di
queste esperienze che questi giovani superiori non hanno guardato
bene per scoprire il mio cercare sinceramente la verità e il mio
crescere nella verità proprio per via di queste esperienze
(http://necedah-cult.blogspot.com),
indicando che queste esperienza non erano compatibili con il carisma
della congregazione religiosa. I superiori si abituano facilmente di
formare i seminaristi che hanno avuto poche esperienze di vita e si
abituano di non dialogare insieme con quelli in formazione per
cercare la verità insieme con un vero atteggiamento di imparare dai
giovani. Credo che questo è uno dei motivi che TUTTI I PAPI RECENTI
HANNO INCORAGGIATO I SEMINARI E LE CONGREGAZIONI RELIGIOSE DI
ACCETTARE LE VOCAZIONI PIÙ MATURE non soltanto per coltivare le
vocazione che la Chiesa ha bisogno ma anche per aiutare i superiori
di non rilassare nel mantenere umiltà vera e la docilità al operare
dello Spirito Santo, senza la quale tantissimi frutti possibili nella
Chiesa sono ostacolati. Ci vuole tanta perseveranza di vivere
continuamente il momento presente, vedendo in ogni persona con gli
occhi di fede e di umiltà per cercare ad entrare nel grande mistero
in ogni persona e di aiutare ogni persona a discernere, scoprire e di
vivere il grande disegno da Dio per ogni persona davanti a noi.
Quante diocesi o congregazioni religiose avrebbero prodotto molto più
frutto nella vigna del Signore se i superiori erano più maturi con
umiltà vera e quindi meno insicuri e più aperti al operare dello
Spirito Santo in ogni persona individualmente in formazione. San
Bonaventura, come tanti altri santi, ci dice che senza umiltà non
c’è virtù.
A QUESTO PUNTO SI PUÒ PARLARE DEL CONCETTO DELLA COSCIENZA. Giovanni
Paolo tratta spesso della coscienza; quando una persona incontra il
bene e la verità del bene e percepisce l’obbligo di fare qualcosa
o di evitare qualcosa. E’ soprattutto nella coscienza che portiamo
questa verità del bene in rapporto a noi stessi e scopriamo ciò che
dobbiamo fare, la cosa giusta. Ma quel dovere non è gravoso se
capiamolo nella nostra coscienza. L’elemento di capire è molto
importante per Giovanni Paolo.
OSCAR WILDE ha detto: “Quando ho vissuto soltanto per quello che
era piacevole a me, ho cessato di essere il capitano della mia anima,
ho perso la mia libertà, come persona. Non ero più capace di agire
attraverso me stesso. Ero così dominato dai impulsi e istinti
piacevoli che ero in qualche modo detronizzato come persona.”
PERFINO
IN RAPPORTO CON I BENE PIÙ ALTI che sono più di soltanto meramente
piacevoli, PUÒ CAPITARE CHE LA NOSTRA LIBERTÀ VA PERSA. Nel libro
“Amore e Responsabilità” di Karol
Wojtyla si legge questo brano profondo:
“LA
VERITÀ È UNA CONDIZIONE DI LIBERTÀ. Se un uomo può preservare la
sua libertà in rapporto con gli oggetti che si buttano addosso nel
corso delle sue attività, come buoni e desiderabili, è soltanto
perché lui è capace di vedere questi beni nella luce della verità
e perciò assumendo nuovi atteggiamenti dipendenti a questi oggetti.
Senza questa facoltà l’uomo sarebbe inevitabilmente determinati da
questi oggetti. Questi beni prenderebbero possesso di lui e
determinerebbero totalmente il carattere delle sue azioni e tutta la
direzione delle sue attività. La sua abilità di scoprire la verità
da’ all’uomo la possibilità di autodeterminazione nel decidere
per se il carattere e la direzione delle sue attività proprie. E
questo ciò che vuol dire la libertà.” (“Love
and Responsibility”, pg. 115, da Karol
Wojtyla; la mia traduzione).
“La
Chiesa sa che questo Vangelo della vita,
consegnatole dal suo Signore, ha un'eco
profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e anche non
credente, perché esso, mentre ne supera infinitamente le attese, vi
corrisponde in modo sorprendente. Pur tra difficoltà e incertezze,
ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce
della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può
arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cf. Rm
2, 14-15) il valore sacro della vita
umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto
di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene
primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana
convivenza e la stessa comunità politica. Questo diritto devono, in
modo particolare, difendere e promuovere i credenti in Cristo,
consapevoli della meravigliosa verità ricordata dal Concilio
Vaticano II: «Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in
certo modo ad ogni uomo».2
In questo evento di salvezza (l’incarnazione), infatti, si rivela
all'umanità non solo l'amore sconfinato di Dio che «ha tanto amato
il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv
3, 16), MA ANCHE IL VALORE
INCOMPARABILE DI OGNI PERSONA UMANA.”
(Evangelium Vitae, no. 2;
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_25031995_evangelium-vitae_it.html).
UN’ALTRA OBIEZIONE è che noi persone apparteniamo alle comunità;
non facciamo tutti noi certe funzioni, funzioni parziali che si
completano l’uno e l’altro? Non stiamo dicendo che il
personalismo di Giovanni Paulo condanna questo tipo di appartenenza
nelle comunità? In nessuno modo. Quando tu o io facciamo un ruolo
parziale in una comunità più grande, dobbiamo ricordarci che quello
non è la persona totale che siamo. Si può dire che portiamo un tipo
di maschera vivendo in una società compiendo una funzione limitata;
completiamo la funzione che altri compiano. Ma non dobbiamo mai
identificarci con quella funzione parziale; se no, ci
spersonalizziamo noi stessi. Dobbiamo ricordare che come persone
siamo sempre molto più di uno che compie qualche funziona nella
comunità.
Il
filosofo, JACQUES MARITAIN, che ha avuto un certo influsso sul
giovane Karol Wojtyla, dice che “UNA
COMUNITÀ COMPOSTA DELLE PERSONE DEV’ESSERE CAPITO COME UN TOTALE
COMPOSTO DEI TOTALI”; cioè, qualsiasi tipo d’unità dove non c’è
semplicemente pezzi come persone essendo i membri e facendo crescere
il sociale totale.
Tante persone si sentono spesso che LE SOCIETÀ OCCIDENTALI SONO
MOLTO FUNZIONALI E LE PERSONE SONO COME GLI ELEMENTI IN UNA GRANDE
MACCHINA e non si sente quasi mai che queste persone parlano dei loro
feeling o della loro vita personale. Si dimenticano ciò che sono
dentro di se stessi.
Giovanni Paolo ha scritto tre grandi encicliche sociale in cui si
riferisce spesso al suo personalismo e la individualità della
persona per spiegare l’ordine giusto della società. Perciò lui
dice che LA SOCIETÀ ECONOMICA NON È SOLTANTO COME UNA MACCHINA CON
I PEZZI E I INGRANAGGI, ma un’organizzazione di persone. Quindi non
possiamo trattare le persone come i pezzi di una macchina.
Soprattutto oggi, ci sono le tendenze potentissime di spersonalizzare
le persone, specialmente nella sfera economica e di ridurre una
persona ad una funzione parziale semplicemente.
Nella
Lettera Enciclica, “LABOREM EXERCENS” di Giovanni Paolo II si
legge l’Argomento personalistico:
“Così,
quindi, il principio della priorità del lavoro nei
confronti del capitale è un postulato appartenente all'ordine della
morale sociale. Tale postulato ha la sua importanza-chiave tanto nel
sistema costruito sul principio della proprietà privata dei mezzi di
produzione, quanto nel sistema in cui la proprietà privata di questi
mezzi è stata limitata anche radicalmente. Il lavoro è, in un certo
senso, inseparabile dal capitale e non accetta sotto nessuna forma
quell'antinomia, cioè la separazione e la contrapposizione in
rapporto ai mezzi di produzione, che ha gravato sopra la vita umana
negli ultimi secoli, come risultato di premesse unicamente
economiche. Quando l'uomo lavora, servendosi dell'insieme dei mezzi
di produzione, egli al tempo stesso desidera che i frutti di questo
lavoro servano a lui e agli altri e che, nel processo stesso del
lavoro, possa apparire come corresponsabile e co-artefice al banco di
lavoro, presso il quale si applica.”
“Da
ciò nascono alcuni specifici diritti dei lavoratori, che
corrispondono all'obbligo del lavoro. Se ne parlerà in seguito. Ma
già qui bisogna sottolineare, in generale, che l'uomo che lavora
desidera non solo la
debita remunerazione per
il suo lavoro, ma anche che sia presa in considerazione nel processo
stesso di produzione la possibilità che egli lavorando, anche in una
proprietà comune, al tempo stesso sappia
di lavorare «in
proprio». QUESTA
CONSAPEVOLEZZA VIENE SPENTA IN LUI NEL SISTEMA DI UN'ECCESSIVA
CENTRALIZZAZIONE BUROCRATICA, NELLA QUALE IL LAVORATORE SI SENTE UN
INGRANAGGIO DI UN GRANDE MECCANISMO MOSSO DALL'ALTO E - A PIÙ DI UN
TITOLO - UN SEMPLICE STRUMENTO DI PRODUZIONE PIUTTOSTO CHE UN VERO
SOGGETTO DI LAVORO, DOTATO DI PROPRIA INIZIATIVA. L'insegnamento
della Chiesa ha sempre espresso la ferma e profonda convinzione che
il lavoro umano non riguarda soltanto l'economia, ma coinvolge anche,
e soprattutto, i valori personali. Il sistema economico stesso e il
processo di produzione traggono vantaggio proprio quando questi
valori personali sono pienamente rispettati. Secondo il pensiero di
San Tommaso d'Aquino, è soprattutto questa ragione che depone in
favore della proprietà privata dei mezzi stessi di produzione. Se
accettiamo che per certi, fondati motivi, eccezioni possono essere
fatte al principio della proprietà privata - e nella nostra epoca
siamo addirittura testimoni che è stato introdotto il sistema della
proprietà «socializzata» -, tuttavia l'argomento
personalistico non perde la sua forza né
a livello di principi, né a livello pratico.
Per essere razionale e fruttuosa, ogni
socializzazione dei mezzi di produzione deve prendere in
considerazione questo argomento. Si deve fare di tutto perché
l'uomo, anche in un tale sistema, possa conservare la consapevolezza
di lavorare «in proprio». In caso contrario, in tutto il processo
economico sorgono necessariamente danni incalcolabili, e danni non
solo economici, ma prima di tutto danni nell'uomo.” (Laborem
Exercens, no. 15;
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_14091981_laborem-exercens_it.html)
IN ALTRE SOCIETÀ, COME NELL’AFRICA, C’È PIÙ SPAZIO PER LA
PERSONA. C’è un senso profondo di solidarietà in alcune di quelle
società più tradizionali. Questa è una cosa positiva. MA QUALCHE
VOLTA QUEL SENSO DI SOLIDARIETÀ È COSÌ FORTE CHE DI NUOVO LE
PERSONE DIVENTANO I PEZZI DI UN TOTALE. Se una persona si sente fuori
della sua tribù, lui non fa senso a fatto, come un organo corporale
tolto dal corpo che non fa senso se non come funziona nel corpo. Poi
quel solidarietà interferisce con la individualità della persona.
Nel occidentale questi tipi di organizzazioni collettive e
socialistiche della vita economica ci fanno i pezzi economici. Ma le
società tradizionali più vecchie, nella mentalità tribale, possono
assorbirti quasi come un parte del totale. In tutti i due casi al
meno una parte del rimedio è di rianimare il senso della
individualità delle persone; il fatto che come persona non sono mai
semplicemente un pezzo in qualsiasi totale.
Giovanni Paolo ci dice CHE L’INIZIO DI UNA CULTURA DELLE PERSONE È
DI CAPIRE QUESTE VERITÀ FONDAMENTALI. Direbbe di cominciare con
questo personalismo, capirlo più profondamente, capire noi stessi di
più, e il rispetto per se stesso e gli altri come persone.
E’ VERO CHE INEVITABILMENTE SPESSO USIAMO LE PERSONE NELLA SOCIETÀ.
Un datore di lavoro che cerca la persona più efficiente sembra di
usare la persona come un mezzo. Può sembrare che ogni volta che
chiedi informazione da un operatore telefonico per un numero sta
usando quella persona come un mezzo. Stiamo violando continuamente il
principio di Giovanni Paolo? Stiamo calpestando dalla mattina fino
alla sera questo principio? Tutte queste transazioni umani che
sembrano che una persona sta usando può essere, dopo tutto,
personalizzate. CON IL DATORE DEL LAVORO, il fatto che un impiegato
non è costretto ma liberamente sceglie di lavorare per un datore di
lavoro è un certo rispetto per la persona. Il datore di lavoro può
interessarsi umanamente nel benessere dell’impiegato al posto di
lavoro e non deve fare dell’impiegato solamente uno mezzo
strumentale per far crescere il profitto. QUANDO CHIAMIAMO
L’OPERATORE DEL TELEFONO, ci sono i modi di salutare e di dare i
segni di rispetto con i quali si riconosce la persona. Tutte queste
transazioni nella vita quotidiana che hanno un elemento di usare può
essere personalizzate così rispettiamo il principio personalista.
Purtroppo spesso accade che usiamo l’operatore di telefono; che
usiamo soltanto le persone che prendiamo per un lavoro. In
particolare noi uomini, dobbiamo lasciarci essere sfidati dal
principio personalista di Giovanni Paolo. Se veramente vogliamo
conoscere profondamente una persona dobbiamo uscire da questi
rapporti tipici come fra il datore di lavoro e impiegato; quel
elemento di usare la persona almeno limita la mia abilità di
incontrare l’altro come persona. IL RICONOSCIMENTO PIÙ PROFONDO
DELLA INDIVIDUALITÀ E LE ESPRESSIONI DI RISPETTO RICHIEDE DA ME OGNI
TANTO DI USCIRE COMPLETAMENTE FUORI DI QUESTI RAPPORTI DI UTILITÀ.
CI VUOLE UN GRANDE CORAGGIO DI USCIRE DALLE NORME, LE FORMALITÀ. C’è
una pressione grande dalla società sui individui di mantenere questo
modo spersonalizzato. Ci vuole una certa audacia di praticare questo
personalismo. E’ facile di semplicemente conformarsi, di essere un
pezzo disponibile del totale, o di essere un mezzo disponibile per il
fine di qualcuno. Spesso ci vuole una certa intrepidezza e una certa
riflessività di uscire da queste strutture spersonalizzate. Ci vuole
coraggio di esprimere le nostre idee che crediamo di essere vere
soprattutto quando sappiamo che non è in sintonia con il pensiero
del responsabile o della società: “Non è politicamente
corretto!”. Si può chiedersi se sto facendo qualcosa perché lo
voglio o perché mi dicono che lo voglio? Sto facendo qualcosa adesso
da me stesso o la società me fa farlo? Sto veramente riconoscendo
l’altra persona come persona, dimostro segni di rispetto? Il
rapporto è soltanto uno di usare la persona come un mezzo ad un
fine? Questo è condannato dal principio personalista di Giovanni
Paolo.
Oggi più che mai, un vero cristiano si sente molto al suo disaggio
di esprimere i suoi principi cristiani nella piazza pubblica. I
secolaristi stanno facendo le leggi di costringere i veri cristiani
nell’armadio, in privato, e fuori dalla piazza pubblica! E’ molto
interessante che I SECOLARISTI E GLI OMOSESSUALI ATTIVISTI ACCUSANO
LA CHIESA DI IMPORRE LA MORALE, ED I DIECI COMANDAMENTI, ma invece
dopo la grande maggioranza dei Stati e gruppi di persone hanno votato
di mantenere il matrimonio fra un uomo e una donna come Dio
intendeva, questi distruttori culturali continuano di tornare contro
la volontà della grande maggioranza dei popoli di manipolare,
costringere e forzare la loro agenda giù nella nostra gola contro i
nostri desideri ben espressi; perfino sfruttano la tecnica più
avanzata di plagiare il popolo senza il loro permesso! I veri
cristiani amano i peccatori ma odiano il peccato. Le marionette di
Satana odiano tutti e perciò, in verità, odiano se stessi!
Nella “Terra dei Liberi”, gli Stati Uniti, non è più protetto
il diritto della coscienza della persona. In verità, è adesso
peggio negli Stati Uniti che nei paesi dai quali i fondatori degli
Stati Uniti sono fuggiti secoli fa per poter avere “la libertà
della religione”, non soltanto “la libertà di culto”, che vuol
dire soltanto privatamente senza la possibilità di offrire i valori
di cristianesimo nella piazza pubblica, come il nostro Salvatore,
Gesù Cristo, ci ha comandato di fare (Mt 28,19; Lc 24,47; Atti 1,8)!
Visitate:
“37. The Astounding Impact of the Ruthless Manipulation of
Militant Gay Activists!”; “Catholic Prophecy Today”;
http://markbeast.blogspot.com).
PAPA GIOVANNI PAOLO II RIPENSANDO E SVILUPPANDO L’INSEGNAMENTO
SOCIALE DELLA CHIESA, SI BASA SULLA INDIVIDUALITÀ DELLA PERSONA.
L’idea della persona sparendo come un pezzo funzionale
semplicemente nel totale socio-economico è l’errore fondamentale
di socialismo. L’identità di ogni persona è ignorata e calpestata
nel socialismo; la sparisce e fa suscitare una organizzazione
spersonalizzata della vita sociale. Socialismo non fa riferimento al
libero arbitrio dell’uomo; lo riduce ad una serie di rapporti
sociali. Nel socialismo l’uomo sparisce!
“Approfondendo
ora la riflessione e facendo anche riferimento a quanto è stato
detto nelle Encicliche Laborem
exercens e Sollicitudo
rei socialis,
bisogna aggiungere che l'errore fondamentale del socialismo è di
carattere antropologico. ESSO, INFATTI, CONSIDERA IL SINGOLO UOMO
COME UN SEMPLICE ELEMENTO ED UNA MOLECOLA DELL'ORGANISMO SOCIALE, di
modo che il bene dell'individuo viene del tutto subordinato al
funzionamento del meccanismo economico-sociale, mentre ritiene,
d'altro canto, che quel medesimo bene possa essere realizzato
prescindendo dalla sua autonoma scelta, dalla sua unica ed esclusiva
assunzione di responsabilità davanti al bene o al male. L'uomo così
è ridotto ad una serie di relazioni sociali, e scompare il concetto
di persona come soggetto autonomo di decisione morale, il quale
costruisce mediante tale decisione l'ordine sociale. Da questa errata
concezione della persona discendono la distorsione del diritto che
definisce la sfera di esercizio della libertà, nonché l'opposizione
alla proprietà privata. L'uomo, infatti, privo di qualcosa che possa
«dir suo» e della possibilità di guadagnarsi da vivere con la sua
iniziativa, viene a dipendere dalla macchina sociale e da coloro che
la controllano: il che gli rende molto più difficile riconoscere la
sua dignità di persona ed inceppa il cammino per la costituzione di
un'autentica comunità umana.”
“AL
CONTRARIO, DALLA CONCEZIONE CRISTIANA DELLA PERSONA SEGUE
NECESSARIAMENTE UNA VISIONE GIUSTA DELLA SOCIETÀ. Secondo la Rerum
novarum e tutta la
dottrina sociale della Chiesa, la socialità dell'uomo non si
esaurisce nello Stato, ma si realizza in diversi gruppi intermedi,
cominciando dalla famiglia fino ai gruppi economici, sociali,
politici e culturali che, provenienti dalla stessa natura umana,
hanno — sempre dentro il bene comune — la loro propria autonomia.
È quello che ho chiamato la «soggettività» della società che,
insieme alla soggettività dell'individuo, è stata annullata dal
«socialismo reale».” (Centesimus Annus, no. 13).
Giovanni Paolo chiede la domanda perché la persona non è tenuta in
nessuno conto nel socialismo. Com’è possibile che l’individualità
della persona passa inosservato così la persona è degradata ad un
semplice pezzo del totale economico? Lui offre una risposta molto
profondo che merita la nostra riflessione. Lui dice:
“Se ci si domanda poi donde nasca quell'errata concezione della
natura della persona e della «soggettività» della società,
bisogna rispondere che la prima causa è l'ateismo. È NELLA RISPOSTA
ALL'APPELLO DI DIO, CONTENUTO NELL'ESSERE DELLE COSE, CHE L'UOMO
DIVENTA CONSAPEVOLE DELLA SUA TRASCENDENTE DIGNITÀ. Ogni uomo deve
dare questa risposta, nella quale consiste il culmine della sua
umanità, e nessun meccanismo sociale o soggetto collettivo può
sostituirlo. La negazione di Dio priva la persona del suo fondamento
e, di conseguenza, induce a riorganizzare l'ordine sociale
prescindendo dalla dignità e responsabilità della persona.”
“L'ateismo
di cui si parla, del resto, è strettamente connesso col razionalismo
illuministico, che concepisce la realtà umana e sociale in modo
meccanicistico. Si negano in tal modo l'intuizione ultima circa la
vera grandezza dell'uomo, la sua trascendenza rispetto al mondo delle
cose, la contraddizione ch'egli avverte nel suo cuore tra il
desiderio di una pienezza di bene e la propria inadeguatezza a
conseguirlo e, soprattutto, il bisogno di salvezza che ne deriva.”
(Centesimus Annus, no. 13;
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_01051991_centesimus-annus_it.html).
“Così,
il senso più acuto della dignità della persona umana e della sua
unicità, come anche del rispetto dovuto al cammino della coscienza,
costituisce certamente un'acquisizione positiva della cultura
moderna. Questa percezione, in se stessa autentica, ha trovato
molteplici espressioni, più o meno adeguate, di cui alcune però si
discostano dalla verità sull'uomo come creatura e immagine di Dio ed
ESIGONO PERTANTO DI ESSERE CORRETTE O PURIFICATE ALLA LUCE DELLA
FEDE.” (Veritatis Splendor, no. 31;
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor_it.html).
SI PUÒ CHIEDERE PERCHÉ CI SCOPRIAMO COME PERSONE SOLTANTO DAVANTI A
DIO e quindi perdiamo il senso della nostra individualità,
disponibili di essere semplicemente pezzi, quando rompiamo il nostro
rapporto con Dio? Questo è forse il motivo per cui i grandi filosofi
greci, Platone e Aristotile, non ha scoperto che ogni essere umano è
una persona, perché li mancava quel incontro con il Dio vivente Che
rivela ogni essere umano come una persona.
3. OGNI PERSONA È IRREPETIBILMENTE SE STESSO E NON UN MERO CASO O UN
CAMPIONE DI QUALSIASI TIPO.
Un
altro aspetto della individualità è che ogni essere umano è
irrepetibile; è un aspetto misterioso della persona, profondo e
particolarmente fascinante. Papa Giovanni Paolo non usa la parola
“irrepetibile”, ma lui ha quest’idea. Lui scrive (la mia
traduzione dal libro in inglese, “Love and Responsability”, by
Karol Wojtyla
(L’Amore e il Responsabilità”), p. 21):
“Parliamo di animali individui considerandoli semplicemente come
campione di una specie animale particolare e questa definizione è
sufficiente. MA NON È ABBASTANZA A DEFINIRE L’UOMO e un individuo
della specie homo sapiens. Il termine persona è stato coniato a
significare che quel uomo non può essere totalmente contenuto dentro
il concetto “il membro individuo della specie”, ma che c’è
qualcosa di più per l’uomo, una ricchezza e perfezione particolare
nella maniera del suo essere che può essere espresso con l’uso
della parola persona.”
Questo è un brano molto ricco e profondo. LUI STA DICENDO CHE TU E
IO COME PERSONE NON SIAMO SOLTANTO I CASI O I CAMPIONI DELLA SPECIE
UMANA. Anche se pensiamo ad altre cose come un certo essere umano,
come una donna, o un austriaco, o un medico, in ogni caso la persona
è più di soltanto un caso di una donna, più di un campione di un
austriaco o un medico. Così qualsiasi tipo di persona consideriamo,
Giovanni Paolo vuole dire che l’uomo come persona è più che
soltanto un caso di quel tipo. Per questo l’uso dei stereotipi è
così spersonalizzando, la donna tipica, l’uomo tipico, perché ci
fa pensare che non c’è più all’essere umano che ciò che
soddisfa il stereotipo. Questo ci nasconde quella abbondanza del
essere in ogni persona che va sempre al di la dei nostri tipi o i
nostri stereotipi.
In questo brano Giovanni Paolo sta riferendosi alla irripetibilità
di ogni persona. Perché se fosse io ripetibile come se fosse una
copia completa o un duplicato di me, allora io e l’altra persona
saremmo tutti i due i casi dello stesso tipo. Ma il fatto che non
siamo semplicemente i casi di qualsiasi tipo, ciò esprime la
irripetibilità della persona, il fatto che ogni persona è qualcosa
che succede soltanto in quella persona, qualcosa ordinata, si può
dire, da Dio, e possibile soltanto in quel unica persona. UN
DUPLICATO DI QUELLA PERSONA, DI AVERE DUE COPIE DELLA STESSA PERSONA
È IMPOSSIBILE, ASSURDO. Dio non farebbe una cosa così assurda. Le
persone che Dio crea sono assolutamente irripetibili.
Si penetra il più profondamente questo mistero della individualità
quando pensiamo se una persona umana fossi distrutta per sempre,
rimarrebbe una specie di buco, un vuoto nel mondo, una ferita nel
mondo. Non potevo essere mai realizzato da qualsiasi persona
successiva. Perché le persone contengono qualcosa che può esistere
soltanto in ognuno, e che non è mai ripetibile in qualsiasi altra
persona.
COME POSSIAMO RICONOSCERE LE PERSONE COME IRREPETIBILI?
Speso quando vediamo le persone abbiamo la tendenza di vedere questa
qualità, quella qualità e quell’altra qualità che vediamo anche
in altre persone. Perciò come possiamo trovare questo centro
misterioso della individualità irrepetibile; come possiamo arrivare
a conoscerlo? Una delle risposte più profonde che è stata data a
questa domanda era stata data dal FILOSOFO TEDESCO MAX
SCHELER che ha avuto un influsso profondo su Giovanni Paolo
quando studiavo a Kracov.
(http://www.crvp.org/book/Series01/I-35/ch3.htm).
Max dice che “POSSIAMO CAPIRE LA IRRIPETIBILITÀ DI
UNA PERSONA SOLTANTO ATTRAVERSO AMANDO QUELLA PERSONA”. Perciò
soltanto avvicinando una persona con gli occhi d’amore vediamo più
di semplicemente un mucchio delle qualità, un campione di diversi
tipi e modelli. Il mistero irrepetibile di ogni persona veramente si
rivela negli occhi d’amore. Se avvicini una persona in un modo
analitico, senza amore, non vedrai quella irripetibilità. Penserai
che c’è soltanto un campione di questo, quello e l’altra cosa e
quello è tutta la storia. Quell’interiorità della persona
contiene il suo mistero che succede soltanto una volta in questa
persona; non può essere duplicata in qualsiasi altra persona
possibile, che si fa vedere soltanto negli occhi d’amore.
C’È UN RAPPORTO STRETTO FRA LA IRRIPETIBILITÀ E LA DIGNITÀ DELLA
PERSONA. Giovanni Paolo parlava più spesso della dignità della
persona che della sua irripetibilità; c’è un collegamento intimo
fra queste due aspetti della persona. Tu e io abbiamo dignità non
soltanto perché abbiamo la natura umana; tutti gli esseri umani
l’hanno. Abbiamo anche la dignità perché io sono questa persona
unica e tu sei quella persona unica. Ma questo comporta con se una
dignità personale enorme. Se fossimo soltanto campioni sostituibili
della natura umana allora sarebbe una dignità molto più debole.
Allora potresti eliminarmi e produrre un campione migliore in
un’altra persona, come si fa oggi con gli aborti selettivi. E tutto
quello che hai distrutto in me esisterebbe in un campione migliore.
Quindi la dignità di ogni persona individua è veramente legata
molto stretto al fatto che ogni persona è irrepetibile. Quando
Giovanni Paolo proclama il vangelo della dignità delle persone sta
pensando molto della unicità o la irripetibilità di ogni persona
come la base per questo.
SI
PUÒ CHIEDERE LA DOMANDA SE SOLTANTO I CREDENTI IN DIO POSSONO
RICONOSCERE L’UOMO COME PERSONA? Sembra che ci sono tanti
miscredenti che riconoscono la dignità delle persone. Ad esempio c’è
una persona molto interessante, il presidente della Repubblica Ceca,
Havel, che dice che non è un credente ma ha cose molto profondo da
dire in riguardo alla dignità della persona
(http://www.uffl.org/vol%209/crosby9.pdf).
Ma i studiosi su questo argomento dicono che soltanto in rapporto con
Dio scopriamo la nostra dignità. Come allora Havel capisce la
dignità della persone senza essere un credente?
PRIMA DI TUTTO, CERTAMENTE UN CREDENTE IN DIO CAPISCE MEGLIO LA
DIGNITÀ DELLE PERSONE. Soltanto la persona che si sente, in un certo
modo, chiamata per nome da Dio e indirizzata personalmente da Dio
sveglia veramente questo senso di essere una persona unica e
irrepetibile. Così noi credenti, si può dire, ha un vantaggio
enorme essendo credenti nel scoprire la dignità della persone.
Dall’altra parte, qualcuno come Havel, sarebbe un beneficiario
della cristianità. La cristianità indica tante cose vere e
scopriamole per la prima volta grazia alla rivelazione cristiana. Ma
una volta che sono svelate a noi possono, in un certo modo, essere
capite da se. Perciò una volta che è svelato il fatto che le
persone non sono soltanto i campioni ma irrepetibili, le persone
possono, fino ad un certo punto, capirlo soltanto con il riferimento
alla persona senza fare entrare il credere in Dio. Ma ripeto che noi
che pensiamo alle persone in riferimento a Dio capiremo sempre più
profondamente quel’irripetibilità. Una ateo totale che rifiuta
assolutamente Dio avrà probabilmente poca capacità di capire
quest’irripetibilità della persona.
QUANDO
GIOVANNI PAOLO ANDAVA ALLE NAZIONI UNITE, lui parlava della dignità
delle persone e lui aspettava che le persone lo capiranno. La
cristianità ha fatto un certo servizio grande in cui ha introdotto
nuove idee, come l’uomo come persona; queste idee possono essere
capite fino ad un certo punto senza lo sostegno cristiano.
Attualmente nell’enciclico sulla Fede e la Ragione
(http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_15101998_fides-et-ratio_it.html),
Giovanni Paolo indica che la filosofia contemporanea prende quasi
tutte le sue domande e le sue questioni importanti dal cristianesimo.
E così anche con l’uomo come persona è rivelato primo quando
l’uomo incontro il Dio vivente ed è chiamato per nome. Ma con
quello, qualcosa è svegliata nell’uomo che le persone che non
condividono la fede, fino ad un certo punto; possono capire, possono
imparare dalla nostra stima per la dignità delle persone, e fino ad
un certo punto capiscono che cos’è che insegniamo.
QUANDO RIUSCIAMO A PENETRARE E CAPIRE SEMPRE PIÙ PROFONDAMENTE
QUESTA TEMA, DIVENTA PIÙ SPONTANEO A RISPETTARE LA PERSONA DAVANTI A
NOI CON UNA GRANDE DIGNITÀ. Questo comprensione ci aiuta a vivere
meglio il comandamento fondamentale di amare il nostro prossimo come
noi stessi, che include anche quelle persone che sono considerate
sotto di noi, o handicappati, o bambini non voluti, o anziani non
voluti.
GIOVANNI PAOLO È STATO SPESSO CRITICATO PER L’USO DEL LINGUAGGIO
DEI DIRITTI; lui parla dei diritti che le persone hanno, e qualsiasi
violazione dei nostri diritti. Perfino qualche critico cattolico si è
domandato perché parlare così tanto dei diritti. San Tomaso non ha
parlato dei diritti che le persone hanno. Perché il Papa usa questa
terminologia moderna? Il papa parla questo linguaggio dei diritti
semplicemente perché è un modo comprensibile facilmente per
riferire alla individualità della persona. Così quando Giovanni
Paolo dice che socialismo viola la individualità della persona, è
come dire anche che viola i diritti fondamentale della persona. Così
Giovanni Paolo usava questo linguaggio molto comune per dare
espressione alla individualità delle persone. Ciò che è rispetto è
richiesto da quella individualità. Per questo motivo si può dire
che i suoi discorsi sui i diritte escono direttamente dal suo
personalismo, e devono essere capiti in questo modo.
COME GIOVANNI PAOLO RIESCE A RICONCILIARE LA LIBERTÀ E LA VERITÀ?
Se le persone potrebbero essere condotte alla verità del bene, del
buono, allora la verità cesserà essere un fardello, la cesserà di
essere oppressiva. E’ molto importante che la legge morale non sta
lì come una serie di ciò che bisogna fare e ciò che non bisogno
fare. E’ fondamentale che potemmo capire la rima e la ragione umana
per la cosa giusta da fare e la cosa spagliata. La verità del bene,
del giusto dev’essere capita. Allora possiamo interiorizzare la
verità e farla la legge interiore delle nostre azioni; allora la
legge cessa di essere un fardello.
LA PERSONA SI RIVELA COME PERSONA PER VIA DEL SUO AGIRE. Quando si
manipola o si costringe una persona, allora quella persona diventa
l’estensione del agire di qualcun altro. Certo, ci lamentiamo se
una persona abbraccia una religione errata, ma la persona dev’essere
libera dalla coercizione. Tante persone che vogliono tornare prima
del Concilio Vaticano II non vogliono capire o accettare questo
principio fondamentale del amore vero.
“Questo
Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla
libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli
esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei
singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano,
così che IN MATERIA RELIGIOSA NESSUNO SIA FORZATO AD AGIRE CONTRO LA
SUA COSCIENZA NÉ SIA IMPEDITO, ENTRO DEBITI LIMITI, DI AGIRE IN
CONFORMITÀ AD ESSA: PRIVATAMENTE O PUBBLICAMENTE, IN FORMA
INDIVIDUALE O ASSOCIATA. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà
religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona
umana quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la
stessa ragione (2). Questo diritto della persona umana alla libertà
religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile
nell'ordinamento giuridico della società.” (Dignitatis
Humanae, no. 2;
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decl_19651207_dignitatis-humanae_it.html).
“LA
VERA AUTONOMIA MORALE DELL'UOMO
non significa affatto il rifiuto, bensì l'accoglienza della legge
morale, del comando di Dio: «Il Signore Dio diede questo comando
all'uomo...» (Gn
2,16). LA LIBERTÀ DELL'UOMO E LA LEGGE DI
DIO S'INCONTRANO E SONO CHIAMATE A COMPENETRARSI TRA LORO,
nel senso della libera obbedienza
dell'uomo a Dio e della gratuita benevolenza di Dio all'uomo. E
pertanto l'obbedienza a Dio non è, come taluni credono,
un'eteronomia, come
se la vita morale fosse sottomessa alla volontà di un'onnipotenza
assoluta, esterna all'uomo e contraria all'affermazione della sua
libertà. In realtà, se eteronomia della morale significasse
negazione dell'autodeterminazione dell'uomo o imposizione di norme
estranee al suo bene, essa sarebbe in contraddizione con la
rivelazione dell'Alleanza e dell'Incarnazione redentrice. Una simile
eteronomia non sarebbe che una forma di alienazione, contraria alla
sapienza divina ed alla dignità della persona umana.” (Veritatis
Splendor, no. 41;
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor_it.html).
“La
contrapposizione, anzi la radicale dissociazione tra libertà e
verità è conseguenza, manifestazione e compimento di un'altra
più grave e deleteria dicotomia, quella che separa la fede dalla
morale.” (Veritatis Splendor, no. 88;
vedi anche: no. 17, 31, 34).
QUESTO DISCORSO È PIÙ IMPORTANTE CHE CI RENDIAMO CONTO. Non ci
rendiamo conto quanti seminaristi, sacerdoti, collaboratori
parrocchiali e altri nella Chiesa sono andati via a causa dei
responsabili non maturi che non sapevano vivere la “kenosis” del
Padre nella Trinità e perciò non c’era la base per potere amare
nel modo cristiano. Tanti non cercano di vivere le conseguenze del
personalismo di Papa Giovanni Paolo II.
FR.THOMAS
DUBAY, UN ESPERTO SULLA VITA SPIRITUALE NEGLI STATI UNITI, ha
indicato nella sua catechesi “Freedom And Authority” (ep. 8) che
prima del Concilio Vaticano II c’era una forte tendenza dei
superiori di essere autoritari che ha contribuito tanto nel esodo di
tanti religiosi e sacerdoti dopo il Concilio. Dubay spiega che i
superiori autoritari causano molto spesso una reazione eccessiva.
Dubay, citando Richard McCormick, spiega
che un buon dirigente offre un buon influsso sugli altri usando i
comandi raramente (ep. 10). Alcuni
superiori hanno cercato di mantenere questo modo autoritario dopo il
Concilio, ma tanti superiori dopo il Concilio sono andati al altro
estremo della permissività che fa altre tanto male. (“Freedom
And Authority”; Fr.Thomas Dubay EWTN;
http://www.ewtn.com/series/2006/Freedom.htm).
CI
SONO TANTI SEMINARISTI E GIOVANI PRETI E ANCHE LAICI CHE SI IMPARANO
QUESTO MODO DI CLERICALISMO DAI PRETI PIÙ ANZIANI e vogliono anche
loro arrivare a questi posizioni di onore e dei privilegi e dei
titoli; c’è un certo gusto personale nel clericalismo. Vogliono
mantenere il clericalismo come prima del concilio, mentre si maschera
i veri motive sempre meglio. Alcuni si vantano di non essere
attaccati a queste cose, per fare una bella figura, ma non riescono a
superare la tentazione di dominare gli altri come Gesù ha detto agli
apostoli (Mt 20,25-28). Si trova riferimento a questo fenomeno nel
documento: “Il Fenomeno Delle Sette O Nuovi
Movimenti Religiosi: Sfida Pastorale”,
Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano,
1986.
I
giovani sacerdoti e religiosi formati da tali superiori che offrono
una facciata di “santità” senza umiltà vera diventano
impregnati dallo stesso spirito nascosto della mancanza del motivo
puro per la gloria di Dio, senza rendersi conto, e anche loro si
sentano sempre più importanti il più che si scala la scala
dell’importanza nelle strutture ecclesiali; questa superbia
nascosta è attraente alla nostra natura caduta. Per questo un
articolo come questo può aiutare quelli in tali situazioni ed in
tali ambienti di non scivolare, incoscientemente, nella direzione
spagliata.
“E’
meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo. …
Non illudetevi, fratelli miei, coloro che corrompono le famiglie non
erediteranno il regno di Dio ... Un uomo macchiatosi di un tale
delitto andrà nel fuoco inestinguibile, … e così pure chi lo
ascolta”. (ST. IGNATIUS OF ANTIOCH; Lunedì, TO, Settimana 2).
“Lo
scandalo è l'atteggiamento o il comportamento che induce altri a
compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo.
Attenta alla virtù e alla rettitudine; può trascinare il proprio
fratello nella morte spirituale. Lo scandalo costituisce una colpa
grave se chi lo provoca con azione o omissione induce deliberatamente
altri in una grave mancanza” (CCC 2284).
“Chi
scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che
gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare”
(Mc 9,42).
La Madre di Dio forse non era prudente di mandare l’Arcangelo San
Michele a Garabandal (Spagna, 1965) a rivelare: “Cardinali, Vescovi
e sacerdoti camminano in molti sulla via della perdizione e
trascinano con loro moltissime anime”!
Questo
documento sulle sette ci dice: “Prima del Secondo Concilio Vaticano
ci sembrava di essere più vocazioni forse in parte causato ai
vantaggi sociale e prestigiosi che hanno attirati una certa
percentuale delle vocazioni giovanili a causa di certe premesse non
virtuose o almeno motivi non maturi. Trenta o quarant’anni fa, di
diventare un sacerdote voleva dire per tanti l’opportunità di
uscire dall’anonimato e diventare parte dell’elite. Adesso sembra
che TANTI GRUPPI CHE HANNO CERCATO DI RIANIMARE QUESTO ATTEGGIAMENTO
TRIONFALISTICO O ELITISTA hanno spesso attirato più vocazioni.
Alcuni di questi gruppi sono diventati più induriti in questa forma
sottile della superbia e sono finiti fuori dalla Chiesa come il
gruppo di Lefebvre e tanti altri gruppi più piccoli. Ma altri gruppi
sono diventati più ecclesiali con la mentalità giusta e ecumenica
nello spirito vero del concilio.” (Vedi
anche: http://trueevangelization.blogspot.com).
Negli anni ’70 il Parroco di una piccolo parrocchia dove i miei
genitori abitavano ha espresso alcune volte ai miei genitori I SUOI
SCRUPOLI PER AVER MANDATO VIA TANTI SEMINARISTI dalla congregazione
religiosa nella Spagna; lui ha indicato che non ha considerato tanto
come questi seminaristi potessero servire la Chiesa come la loro
vocazione personale ma piuttosto se gli sono piaciuti.
CHE TIPO DI DISCERNIMENTO SPIRITUALE PERSONALE C’È quando un
superiore manda via un seminarista già nella congregazione 6 anni e
nei voti temporanei più di 3 anni con pochissimo dialogo o tempo
passato con questo seminarista, e perfino meno ancora dialogo con i
superiori di questo seminarista, dei 6 anni precedenti, che erano
molto contenti con questa seminarista? Se questo seminarista non
c’entra nelle schemi e nelle idee nella testa di questo superiore,
il seminarista è mandato via dopo aver dato 6 anni della sua vita in
questa famiglia religiosa, in questa comunità! Quanta vita
spirituale è soffocata dai superiori non maturi che hanno imparato
così poco da Gesù mite e umile di cuore (Mt 11,29)? Dopo si scopre
i risultati negativi! Spesso questi superiori si giustificano
pensando che hanno fatto una specie di discernimento dentro la loro
testa, o hanno parlato con quelli nel loro gruppo molto ristretto
intorno a loro che sono totalmente d’accordo fra loro. Che tipo di
discernimento spirituale è questo? E’ questo il tipo di
discernimento che i santi e Beato Giovanni Paolo ci indica?
QUANTI SACERDOTI E VESCOVI HANNO SOFFOCATO LA GUIDA LO SPIRITO SANTO
in questo periodo della Chiesa? E’ vero che le persone nei
Movimenti Ecclesiali stanno in cammino o formazione spirituale e
hanno tanta strada da fare, ma di mettere i bastoni nelle ruote
perché non sono ancora “maturi” come noi preti e vescovi
crediamo di essere!?!
Card.
Joseph Ratzinger ha detto il 27 maggio 1998: «[...] SI FANNO
VISIBILI TANTO I PERICOLI, quanto le vie di superamento che esistono
nei Movimenti. VI È LA MINACCIA DI UNILATERALITÀ che porta ad
esagerare il mandato specifico che ha origine in un dato periodo o in
forza d'un particolare carisma [...] è un fatto CHE PUÒ INDURRE AD
ASSOLUTIZZARE il proprio movimento, che viene ad identificarsi con la
Chiesa stessa, a intendersi come la via per tutti, mentre di fatto
quest'unica via può esser fatta conoscere in modi diversi.”
(http://www.rns-italia.it/vademecum/Vademecum.htm).
C’È
UNA TENDENZA FORTE PER LE PERSONE NEI MOVIMENTI ECCLESIALI DI
“ASSOLUTIZZARE IL PROPRIO MOVIMENTO” soprattutto oggi in cui ci
troviamo nei crisi sociale, culturale e spirituale a tutti i livelli
più forti che mai. Però noi sacerdoti dobbiamo cercare quella
maturità di non fuggire da questa mancanza di maturità che soffoca
la vita che c’è, ma di stare ai piedi della croce con Maria
aspettando con pazienza e con il nostro esempio la loro maturazione
cristiana. Si fa un cammino di fede e di maturazione insieme, ognuno
rispettando il ruolo e la vocazione altrui. (vedi anche:
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_30121988_christifideles-laici_it.html).
Cardinale Ratzinger ha esortato anche i Vescovi! Il Congresso
mondiale dei movimenti ecclesiali, svoltosi a Roma nel 1998, venne
inaugurato da un’importante relazione dell’allora cardinale
Ratzinger. In quella relazione Ratzinger, DOPO AVER ESORTATO I
MOVIMENTI a evitare unilateralità e assolutizzazioni, SI ERA RIVOLTO
ANCHE AI VESCOVI, ricordando «che non è loro consentito indulgere
ad alcuna pretesa d’uniformità assoluta nella organizzazione e
nella programmazione pastorale. NON POSSONO FAR ASSURGERE I LORO
PROGETTI PASTORALI A PIETRA di quel che allo Spirito Santo è
consentito operare: di fronte a mere progettazioni umane può
accadere che le Chiese si rendano impenetrabili allo Spirito di Dio,
alla forza di cui esse vivono. Non è lecito pretendere che tutto
debba inserirsi in una determinata organizzazione dell’unità:
MEGLIO MENO ORGANIZZAZIONE E PIÙ SPIRITO SANTO!»
PAPA BENEDETTO HA DETTO AI NUOVI VESCOVI il 12 settembre 2009:
“Gesù
ha riassunto tutti questi molteplici aspetti del suo Sacerdozio
nell'unica frase: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per farsi
servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti"
(Mc 10,
45). Servire e in ciò donare se stessi; essere non per se stessi, ma
per gli altri, da parte di Dio e in vista di Dio: è questo il nucleo
più profondo della missione di Gesù Cristo e, insieme, la vera
essenza del suo Sacerdozio. Così, Egli ha reso il termine "servo"
il suo più alto titolo d'onore. Con ciò ha compiuto un
capovolgimento dei valori, ci ha donato una nuova immagine di Dio e
dell'uomo. Gesù non viene come uno dei padroni di questo mondo, ma
Lui, che è il vero Padrone, viene come servo. IL SUO SACERDOZIO NON
È DOMINIO, MA SERVIZIO: È QUESTO IL NUOVO SACERDOZIO DI GESÙ
CRISTO AL MODO DI MELCHISEDEK. ... Non leghiamo gli uomini a noi; non
cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi. Conduciamo gli
uomini verso Gesù Cristo e così verso il Dio vivente.”
().
Queste ammonizioni dal Papa, dalla nostra madre Chiesa, sono per
aiutarci a non lasciare i nostri vizi, superbia e il diavolo di
diminuire questi doni dallo Spirito Santo.
Tanti non hanno imparato LA DIFFERENZA FRA PROPORRE E IMPORRE, FRA
SUGGERIRE E COMANDARE, nonostante che Gesù dice che bisogna amare il
prossimo come se stesso.
"Chi vuoi essere grande tra voi si farà vostro servitore"
(Mc 10,43).
“Gesù, chiamatili a sé, disse: "I CAPI DELLE NAZIONI, VOI LO
SAPETE, DOMINANO SU DI ESSE E I GRANDI ESERCITANO SU DI ESSE IL
POTERE. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà
diventare grande tra voi, si farà vostro servo, 27e colui che vorrà
essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il
Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per
servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,25-28; Mc
10,35-45).
Sin DALLE ORIGINI, nella Chiesa, questa parola di Gesù è stata
applicata ai responsabili della comunità: la TENTAZIONE di comandare
e di dominare è infatti facile per chi è in posizione di autorità.
ANCHE NELLA CHIESA PURTROPPO.
In settembre 2012 ho detto ad UN SACERDOTE RESPONSABILE IN UN
MOVIMENTO ECCLESIALE di cui faccio parte: “Noi diciamo nella
preghiera ‘Atto di Dolore’, “propongo con il Tuo santo aiuto di
non offenderTi più e di fuggire le occasioni prossime di peccato.”
Allora come mai ci sono alcuni responsabili nel nostro movimento in
questa zona che sono in favore delle “coppie di fatto”?” Questo
responsabile si è esploso e si è arrabbiato molto contro di me. Mi
ha accusato di calunnia, ed a un certo punto mi ha chiesto per che
motivo avrebbero fatto così. Io gli ho risposto: “per amare le
coppie”! Lui ancora più arrabbiato, si è alzato in piedi
accusandomi di qualcos’altro, ed io ho risposto: “Secondo chi?
Secondo Dio? Secondo chi?” Infatti alcuni dei responsabili in
questo movimento hanno cercato di ostacolare in tutti i modi il
“Family Day” (2007) in Italia. Lo scopo principale del “Family
Day” in Italia era di sostenere le famiglie e di bloccare la legge
proposta “DICO” di favorire le “coppie di fatto”. Dopo più
di 25 anni in questo movimento, mi sono meravigliato quanti
responsabili in questo movimento si sentano al di sopra degli altri e
tutti gli altri devono ricevere questa carisma soltanto tramite loro.
Si sentono importanti perché sono figli di un fondatore importante
per i nostri tempi. Se si considera perfino la possibilità che uno
dei responsabili in questo movimento è spagliato, questa persone è
visto come ha fatto un grave errore, un “grave peccato” perfino
senza dialogando per investigare se le accuse sono vere! “Vi dico
che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre” (Mt
3,9). Ci sono tanti responsabili in questo movimento, come in quasi
tutti i gruppi nella Chiesa e fuori della Chiesa, che sono molto
molto preoccupati di ciò che le persone o il pubblico pensassero di
loro, indicando che questa priorità di rispetto umano è più
importante che la verità o come si trattasse altri per mantenere
questa immagine “santa e pura”! Gesù è morto sulla croce
totalmente umiliato nonostante che anche Lui cercava seguaci! Ma Gesù
cercava i seguaci nella Verità che ci fa liberi veramente (Gv 8,32)!
I sacerdoti oggi che predicano il vangelo intero e tutti gli
insegnamenti del magistero della chiesa sono ETICHETTATI COME RIGIDI,
ANTIQUATI, INSENSIBILI, deficienti nella compassione, creano
divisine, seminano discordia, moralisti, integralisti! Mentre allo
stesso tempo i sacerdoti che mantengono un silenzio colpevole, quelli
che dicono quello che credono che le persone vogliono sentire sono
considerati benevoli, comprensivi, simpatici, sensibili pastoralmente
e misericordiosi! Ma questo modo di fare non è la misericordia vera
ma piuttosto compassione malconsigliata! Che cos’è più
importante, questa vita corta o l’eternità?
E’ VERAMENTE DIFFICILE OGGI DI SEGUIRE GESÙ NELLE SOCIETÀ
TOTALMENTE SECOLARIZZATE. Perfino i discepoli di Gesù “rimasero
costernati e chiesero: “Chi si potrà dunque salvare?” (Mt
19,25). Gesù non ha cambiato il suo insegnamento di accontentare i
discepoli o di non perdere i discepoli (Gv 6) come fanno tanti
responsabili religiosi oggi, senza parlare dei politici. Invece Gesù
“fissando su di loro lo sguardo, disse: Questo è impossibile agli
uomini, ma a Dio tutto è possibile” (Mt 19,26). I veri pastori
incoraggiano le coppie di cercare l’aiuto nei sacramenti e di
pregare il Rosario per poter vivere l’enciclico profetico Humanae
Vitae e tutti gli insegnamenti del Magistero della Chiesa. Quelli che
si chinano al dio del rispetto umano danno un “bacio amoroso”
(della morte!) mentre conducono le coppie di soccombere alla
mentalità e correnti forti del nostro mondo moderno che conduce alla
loro distruzione. La realtà oggettiva del mondo e dell’universo e
dell’esistenza umana sono stati creati da Dio, non da noi! Quindi
le regole del gioco della vita sono determinate da Lui, non dai
relativistici numerosi sulla terra oggi (Gen 3,4-5)! Il manuale di
istruzione di Dio, trovato e spiegato nella Tradizione Sacra, nel
Magistero della Chiesa e nelle Sacre Scritture, offre “la Via, la
Verità, e la Vita” (Gv 14,6) che ci mostra come di evitare i
disastri e di trovare la libertà vera e la felicità non soltanto in
paradiso ma anche qui sulla terra. Si dicono che Dio perdona sempre,
l’uomo perdona qualche volta, ma LA NATURA NON PERDONA MAI!
Che cos’era la reazione del Re Davide nel Antico Testamento quando
il profeta Nathan (2 Sam 12:1-13) ha indicato la verità a Davide?
Davide ha detto a Nathan che le tue parole sono “molto offensive”
and quindi ha rifiutato dopo di comunicare con Nathan? DAVIDE HA
AVUTO L’UMILTÀ NONOSTANTE CHE LUI ERA IL RE D’ISRAELE!
“O MIO GESÙ, NON C'È NULLA DI MEGLIO PER UN'ANIMA DELLE
UMILIAZIONI. Nel disprezzo c'è il segreto della felicità, quando
l'anima viene a conoscere che è una nullità, la miseria
personificata e che tutto quello che ha di buono in sé, è
esclusivamente dono di Dio. Quando l'anima si avvede che tutto quello
che ha in sé le è stato dato gratuitamente e che di suo c'è solo
la miseria, questo la mantiene continuamente umile davanti alla
Maestà di Dio e Dio, vedendo l'anima in tale disposizione, l'insegue
con le Sue grazie. Quando l'anima si sprofonda nell'abisso della sua
miseria, Dio fa uso della Sua onnipotenza per innalzarla. Se c'è
sulla terra un anima veramente felice, questa è soltanto un'anima
veramente umile. All'inizio l'amor proprio soffre molto per questo
motivo, ma Iddio, dopo che l'anima ha affrontato valorosamente
ripetuti combattimenti, le elargisce molta luce, con la quale essa
viene a conoscere quanto tutto sia misero e pieno di illusioni. Nel
suo cuore c'è soltanto Iddio. Un'anima umile non ha fiducia in se
stessa, ma pone la sua fiducia in Dio. Dio difende l'anima umile e
Lui stesso s'introduce nelle sue cose segrete ed è allora che
l'anima esperimenta la più grande felicità, che nessuno può
comprendere.” (Diario, 593).
Ma
Gesù ha detto: GUAI A TE SE TUTTI PARLANO BENE DI TE! (Lc 6,26).
“AMAVANO infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio”
(Gv 12,43). “E COME POTETE CREDERE, voi che prendete gloria gli uni
dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?” (Gv
5,44) (Mt 6,1-18).
SONO
STATO NELLA CHIESA TUTTA LA MIA VITA E PERCIÒ È CHIARO CHE HO
SOFFERTO DI PIÙ DALLA MIA SPOSA, LA CHIESA. Sono stato tradito e
abbondato dai sacerdoti, perdendo la mia comunità o parrocchia o
amici; due volte ho sofferto una depressione difficile dopo tale
esperienze (1991 e 2001). Dopo una di queste esperienze, ero
distrutto mentalmente; sono entrato nella depressione e ho preso
anche le medicine abbastanza forte. Ma la cosa che mi ha salvato era
che Dio mi ha dato la grazia di perseverare nella preghiera ogni
giorno davanti a Gesù nel tabernacolo un ora nonostante che i miei
pensieri di arrabbia e di auto-giustificazione e dei giudizi
continuavano ad entrare nella mia testa. Ma lentamente ho cominciato
a rendermi conto quanto Gesù ha sofferto per me e che i miei debiti
di fronte a Gesù erano “dieci mille talenti” e che il sacerdote
che mi ha fatto soffrire tanto e di entrare nella depressione mi
doveva soltanto “cento denari” (Mt 18,23-35). Per leggere il
resto della mia esperienza, visitate: “Let Us Love Our Spouse”
(http://spir-food.blogspot.com/2008/05/let-us-love-our-spouse.html).
Dopo ho ringraziato il Signore che non ero legato a questi tipi di
persone con i voti perpetui religiosi!
Questo stesso sacerdote che mi ha trattato in questo modo e ha
raccolto le testimonianze negative contro di me, dietro le mie spalle
senza dire una parola a me, per presentare quest’informazione al
vescovo per mandami via dalla mia parrocchia, ha perso me nel suo
movimento ecclesiale nella diocesi. Adesso più di 12 anni dopo, il
suo movimento sta morendo è quasi non esistente. E’ anche
interessante che QUESTO SACERDOTE CHE COMANDA HA CERCATO DI
COSTRINGERE IL GIOVANE SACERDOTE CHE HA PRESO IL MIO POSTO. Questo
giovane sacerdote è andato al vescovo per spiegare la situazione e
perciò il vescovo lo ha dato il titolo di parroco della parrocchia
dove stavo prima così non era più sotto la legge canonica di
obbedire questo sacerdote autoritario; questo giovane sacerdote dopo
ha reagito troppo a questo maltrattamento mandando via tutti
collaboratori nella parrocchia che facevano parte di qualsiasi
movimento ecclesiale. Questi tipi di sacerdoti insicuri sanno agire
soltanto in una struttura ben definita, ma non sanno attirare
liberamente gli altri alle proposte che credono siano importanti.
Due
anni fa il nuovo vescovo della mia diocesi mi ha chiesto se volevo
una grande parrocchia. Ho esitato per 5 secondi, e poi ho risposto
che non avevo la cittadinanza italiana ancora. Il mio vescovo mi ha
chiesto quanto tempo sono in Italia e ho risposto 25 anni. Un anno
dopo ho ricevuto la cittadinanza italiana, ma non ho comunicato
quest’informazione al mio vescovo perché sono convinto che sto
servendo la Chiesa molto meglio offrendo l’aiuto con le confessioni
e le Messa per le numerose comunità Neocatecumenali nella mia
diocesi, e anche offrendo l’aiuto ad altri movimenti ecclesiali e
alle parrocchie dove ci sono la mancanza dei preti. Anche ci vuole
tanto tempo di poter evangelizzare sull’Internet. Sto scoprendo
sempre più dalle mie esperienze che la grande maggioranza di quelli
che ancora frequentano le parrocchie in Italia hanno lentamente
scivolato in una religione mediocre di convenienza in cui la
religione non esiste più per aiutare ognuno di “conoscere, amare e
servire Dio” come abbiamo imparato da bambini nei catechismi, ma
per servire noi stessi. Per la grande maggioranza di questi cristiani
tiepidi, ci vorrebbe almeno un miracolo piccolo per cambiare la
direzione delle loro vite e i loro atteggiamenti fondamentali
egoistici. E allora offro l’aiuto ai movimenti ecclesiali approvati
dalla Chiesa, nonostante che le parrocchie devono essere mantenute.
E’ un processo continuo di questo collaborazione fra i due aspetti
fondamentali della Chiesa: “L'aspetto istituzionale e quello
carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa”
(http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/laity/documents/rc_pc_laity_doc_27051998_movements-speech-hf_it.html).
TANTI SACERDOTI E VESCOVI SI SENTONO MINACCIATI O ALMENO AL LORO
DISAGGIO CON I NUOVI MOVIMENTI ECCLESIALI e perciò non assistono
nella crescita e nel processo di maturazione di questi movimenti, e
perfino scoraggiano e ostacolano la loro crescita. Questo è simile
al processo di maturazione e di rispetto nella tensione naturale da
Dio fra marito e moglie con due ruoli diversi nonostante che sono
uguale in dignità. Il mio vescovo, che è il vice presidente della
Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e adesso un Cardinale, ha
raccontato una volta ad un incontro nella parrocchia, dove io aiuto,
l’importanza di mantenere le parrocchie in questa collaborazione
citando ciò che vescovi francesi hanno detto ai vescovi italiani di
non fare lo spaglio che i vescovo francesi hanno fatto dando la
priorità alla comunità di base mentre hanno trascurato le
parrocchie. Adesso ci sono pochi punti di riferimento dalle
parrocchie e dalle diocesi per mantenere la guida vitale della
gerarchia per la Chiesa in Francia.
L’altro giorno quando ero a tavola con una dozzina di sacerdoti, il
sacerdote che mi ha abbandonato nella mia parrocchia di prima ha
scoperto che avevo finalmente ricevuto la cittadinanza italiana. Mi
ha indicato che stava per comunicare quest’informazione al vescovo
così potevo ricevere il titolo di pastore. Gli ho detto: “A CHE
SERVE?” Lui era preso di sorpresa e non sapeva rispondermi. Dopo
quando ha espresso la sua approvazione di socialismo, gli ho indicato
i scritti dei Papi su questo argomento (citando Rerum Novarum,
Centesimus Annus, ecc) che ci indica il grande pericolo di
socialismo. Mi ha sorriso come fossi una persona non tanto
illuminata.
Una parroco di una parrocchia grande, che è riuscito a costruire una
grande chiesa e le nuove aule nella parrocchia, era offerto dal
Vicario Generale della diocesi il titolo di monsignore. Questo
parroco ha rifiutato il titolo nonostante che il Vicario Generale ha
fatto del tutto di convincerlo di accettare questo titolo. Questo
parroco ha raccontato questo offerto dal Vicario Generale ad alcuni
di noi sacerdoti un giorno a pranzo al nostro ritiro mensile
diocesano vantandosi della sua virtù dicendoci che ha detto al
Vicario Generale: “Mi offre questo titolo di monsignore perché
sono un muratore?” Questo stesso parroco alla celebrazione
quarantesima di questa nuova parrocchia durante la cena con circa 15
sacerdoti ha offerto un’immagine speciale ai preti invitati. Stavo
lì in piedi e ad un certo punto mi ha detto: “Tu non sei un
parroco”, perché non avevo ancora la cittadinanza italiana. Dopo
aver distribuito quest’immagine a tutti i preti, avanzava
un’immagine, così me lo ha dato. E’ MOLTO INTERESSANTE QUANTO
DIVENTIAMO AI TITOLI, ONORI E I PRIVILEGI NONOSTANTE CHE CERCHIAMO DI
MANTENERE UNA FIGURA DI VIRTÙ DAVANTI AGLI ALTRI. Ma questi titoli,
onori e privilegi contano per qualcosa davanti a Gesù per tutta
l’eternità?
Circa
un anno dopo quando sono venuto ad aiutare con le confessione in una
parrocchia della stessa sacerdote, ho offerto ad alcuni penitenti,
per aiutarli a fare un’esame di coscienza sull’umiltà, un
articolo che ho scritto, “IL DIO INFINITO FRA NOI”
(http://cibo-spir.blogspot.it/2014/01/il-dio-infinito-fra-noi.html).
Quando questo sacerdote ha letto l’articolo subito dopo la
celebrazione, mi ha accusato di tante cose e poi ha cominciato ad
andare via senza darmi l’opportunità di rispondere che è come lui
normalmente tratta le persone che lui crede che deve mettere apposto
secondo il suo modo di pensare. Ma ho subito risposto in un modo
intelligente senza lasciarlo fuggire, che lui non è abituato. Poi mi
ha detto nel suo modo autoritario che ciò che ho scritto era tutto
spagliato. Lo ho ringraziato per i suoi suggerimenti nonostante che
il modo in cui mi ha detto questo era come un comando. Mi ha accusato
di non aver permesso di scrivere o offrire un tale articolo agli
altri. Gli ho chiesto se lui chiede il premesso da vescovo di
scrivere e stampare qualsiasi cosa nella sua parrocchia. Mi ha detto
che non ho avuto nessun diritto di offrire un tale articolo ai
penitenti. Gli ho detto che sono stato ordinato un sacerdote per la
Chiesa universale, e quindi nella Confessione e nella Messa, devo
fare ciò che devo fare come fossi davanti al Signore; non sono stato
ordinato per soltanto una parrocchia in particolare, e sarò
giudicato da Dio solo. Ha minacciato di portare il mio articolo al
vescovo. Ho risposto: Se lei creda che questo è la volontà di Dio
Reverendo, lo faccia!
Quando
ho pubblicato questo articolo la prima volta, “LA GRANDE
RESPONSABILITÀ DEI RESPONSABILI RELIGIOSI”
(http://evang-fondam.blogspot.it/2013/05/grande-responsabilita.html)
in giugno 2013, più di 15 persone negli Stati Uniti che ricevevano
il mio email spirituale mensile, Cibo Spirituale (Spiritual Food),
che sono piuttosto persone importanti nella Chiesa Cattolica in USA,
alcune perfino sulla TV EWTN spesso, hanno messo i filtri di
rimandare la mia email mensile, “Cibo Spirituale”, per luglio
2013..
SEMBRA CHE QUESTE PERSONE DI QUESTO GRUPPO DEGLI ELITE NEGLI USA si
comunicano fra di loro piuttosto velocemente! E’ anche
interessante, ma triste, che la stessa mancanza di disponibilità di
fare il rischio di dialogare con una persona considerata sotto un
superiore, o un superiore precedente, continua. E’ questo un
esempio di maturità cristiana da imitare come un modello di vita?
CREDO CHE SE QUESTI SUPERIORI hanno avuto un idea che 10 anni dopo,
dopo aver mandato via religiosi in voti temporanei per quattro anni
senza una giustificazione giusta o senza discernimento attraverso un
dialogo sincera e aperta per cercare la volontà di Dio e non
soltanto la volontà di questi pochi superiori che si convincono e
convincono gli altiche sono infallibili perché fanno un tipo di
discernimento dentro le loro teste, che quest’informazione
diventerebbe pubblica sul Web, avrebbero pensato una seconda volta
prima di mandare via queste religiosi in questo modo, non per il
motivo di cercare veramente la volontà di Dio in giustizia e ma per
il motivo della possibilità che questo comportamento dei superiori
non tanti maturi diventa pubblico!
Allo stesso tempo ho ricevuto il seguente messaggio da Google:
Suspicious
activity in your account. We detected activity on your Google Account
from a location you don't usually sign in from. Review the
information below and tell us whether you recognize this activity.
Browser
sign-in attempt: Jul 2, 2013; 9:38:36 PM; Prevented; United States;
atlanticbb.net, IP Address: 207.255.45.114.
Browser
sign-in attempt; Jul 2, 2013; 9:38:36 PM; Prevented; United States;
polarcomm.net, IP Address: 66.231.97.157; Do you recognize all of the
above activity?.
By
email, Google sent the following on July 2, 2013:
Hi Joseph, Someone recently used your password to
try to sign in to your Google Account - josephdwight57@gmail.com.
We prevented the sign-in attempt in case this was a hijacker trying
to access your account. Please review the details of the sign-in
attempt: Tuesday, July 2, 2013; 7:38:36 PM UTC; IP Address:
207.255.45.114 (207-255-45-114-dhcp.jst.pa.atlanticbb.net.);
Location: Johnstown, PA, USA. If you do not recognize this sign-in
attempt, someone else might be trying to access your account. You
should sign in to your account and reset your password immediately,
Sincerely, The Google Accounts team.
Come nel passato, NON C’ERA NESSUN TENTATIVO AD APRIRE UN DIALOGO,
siccome queste superiori si sentono al di sopra di dialogare. Quindi
quando le cose non vanno come vogliono, fanno ricorso a manipolare e
forzare la loro volontà sugli altri. Gesù rispetta sempre il libero
arbitrio di ogni persona. Gesù attira le persone verso la sua santa
Volontà liberamente con le sue grazie e il suo esempio autentico di
vita! Adulti maturi, che stanno cercando veramente la volontà di Dio
e non altri motivi, cercano a dialogare e a cercare a discernere
insieme mentre si offrono a vicenda anche i documenti della Chiesa o
altri scritti dei santi o dei papi. I bambini che non si sono
maturati tendono a fare monologo o chiedere le domande come un
tranello per intrappolare l’altra persona ma non per cercare
sinceramente ciò che Gesù fra noi vorrebbe in una data situazione.
E’ UNA GRANDE TENTAZIONE DI DIVENTARE ATTACCATI ALLA STIMA DEGLI
ALTRI. “Quanto più sei grande, tanto più umiliati” (Sir 3,20;
Fil 2,5-8; Mt 20,26-28). Invece tantissimi responsabili vanno
esattamente alla direzione opposto; si cambia questo versetto e si
pensa piuttosto: “Quanto più sei grande, tanto più sei importante
e indispensabile” davanti alla gente e perfino davanti a Dio!!! “Vi
dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre” (Mt
3,9)!
Ho
aggiornato questo articolo con l’informazione sopra da Google il 12
o il 13 giugno 2014. UN HACKER,
probabile lo stesso, ha identificato i due computer, con i numeri
della identificazione del computer, che ho usato per entrare nel mio
account di Google e mi ha mandato un virus il giorno dopo che mi ha
totalmente bloccato ad entrare il Web; il mio browser era totalmente
bloccato appena che ho toccato il mouse! Non aspettava questo siccome
questo articolo è per aiutare i superiori religiosi a non soffocare
la vita spirituale nella Chiesa, non un attacco personale. Posso
immaginare Hitler o Obama a fare una cosa simile, ma un “!?!?!?!”
a fare una cosa simile in una società “democratica” con la
libertà di esprimersi protetto dalla legge! La persona responsabile
per questo attacco non si interessava se tutto quello che faccio sul
Web è utile agli altri o no; non era un attacco di eliminare un sito
web che questa persone non voleva, era una attacco che mi ha
totalmente bloccato ad entrare il Web! L’unica cosa importante a
questa persona era i suoi interessi personali “nel nome di Dio”,
fatto e giustificato con qualche tipo di “discernimento spirituale”
dentro la sua testa propria! Sembra che questi due attacchi da un
hacker un anno fa e di nuovo adesso indicano che ciò che è scritto
in questo articolo ha colpito in pieno la radice del problema forte
nella Chiesa oggi come il Concilio Vaticano ha indicato
(http://trueevangelization.blogspot.com).
Dopo sono riuscito a trovare una soluzione per il mio browser
bloccato, il hacker poi ha cominciato a darmi fastidio con tanti
“script che non rispondono” mentre ero attivo sul Web.
Tanti preti e vescovi, e anche tanti laici, CERCANO A MANTENERE LE
STRUTTURE DELLA CHIESA, non tanto per poter servire la Chiesa e i
fedeli, ma per mantenere il loro prestigio, onore ed i titoli. E
perciò vogliono anche che gli altri tengono i loro titoli nelle
strutture per mantenere questo sistema di auto-gratificazione
nascosta e l’obbedienza cieca dei sudditi come nel militare.
San Agostino ci dice:
ERA LA SUPERBIA CHE HA CAMBIATO GLI ANGELI IN DIAVOLI; È L’UMILTÀ
CHE FA GLI UOMINI IN ANGELI. L’umiltà è la fondazione di tutte le
altre virtù. L’anima in cui questa virtù non esiste, non può
essere qualsiasi altra virtù tranne in mero apparenza. C’è
qualcosa di umiltà che esalta stranamente il cuore. Questa è la
perfezione vera dell’uomo, di scoprire le sue proprie imperfezioni.
Devi essere svuotato di ciò che sei pieno così che fossi riempito
di ciò che sei vuoto. Il più grande il palazzo dev’essere, il più
profondo devi scavare la fondazione. Una volta la tua fondazione è
stabilita, l’altezza a cui puoi costruire è determinata. Se vuoi
una torre che può penetrare le nuvole, fai prima la fondazione di
umiltà. L’umiltà deve accompagnare tutte le nostre azioni. Perché
appena che ci gloriamo nelle nostre opere buone, non hanno più
nessun valore per il nostro progresso in virtù.
“Da
quando mi è stato posto sulle spalle questo peso, di cui dovrò
rendere un non facile conto a Dio, sempre sono tormentato dalla
preoccupazione per la mia dignità. La cosa più temibile
nell’esercizio di questo incarico, È
IL PERICOLO DI PREFERIRE L’ONORE PROPRIO ALLA SALVEZZA ALTRUI.
Però, se da una parte mi spaventa ciò che io sono per voi,
dall’altra mi consola il fatto che sono per voi. Per voi infatti io
sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di un mandato
che ho ricevuto, questo è nome di grazia. Quello di pericolo, questo
di salvezza….” (Sant’Agostino; Breviario, 19 settembre; San
Gennaro).
“Ho scritto qualche parola alla Chiesa, ma Diotrefe, che ambisce il
primo posto tra loro, no ci vuole accogliere” (3Gv 9).
IL SEGNO PIÙ SICURO CHE DIEDE A SANTA VERONICA GIULIANI LA GARANZIA
che le stimmate erano di Dio e non un imbroglio e arte del diavolo fu
invariabilmente la luce della propria cognizione e il dolore dei
propri peccati che diventava sempre più profondo in lei dopo ogni
fenomeno mistico. Nel Diario degli anni 1699-1700 la vediamo ripetere
espressioni come queste: “Non ho saputo mai fare orazione…”.
“Mi trovo spoglia di tutte le virtù… non c’è in me ombra di
virtù… mai ho praticato la vera carità… il vero patire non l’ho
praticato mai… non più amore in parole, ma in opere e fatti…
voglio mutare vita”. La luce sui propri difetti è continua, e
incalzante è l’esigenza di rinnovamento radicale. Alla scalata di
doni e di segni del dominio progressivo del Sommo Bene corrisponde il
processo di approfondimento nella conoscenza di se stessa e di
purificazione passiva che lascia il proprio io umiliato, ridotto al
nulla. In realtà non è altro che una purificazione di tutto quello
che ancora può ostacolare la via dell’Unione con Dio.
Si può usare lo stesso criterio per discernere se un responsabile
religioso agisce per la gloria di Dio, o per la gloria di se stesso,
nel nome della gloria di Dio.
NEL PASSATO I RESPONSABILI RELIGIOSI E I SUPERIORI che hanno trattato
quelli sotto di loro in un modo non virtuoso, che non erano disposti
a dialogare con quelli sotto loro, POTREBBERO FACILMENTE SEPPELLIRE E
INSABBIARE LE PROVE DELLA VERITÀ, nonostante che sono esistite
sempre le leggi canoniche per proteggere quelli sotto i superiori
nella Chiesa, per poter fare ricorso ai superiori più alti. Tanti
religiosi giovani o i giovani sacerdoti non sapevano di queste leggi
canoniche e perciò i superiori non virtuosi hanno sfruttato la
struttura della Chiesa e i loro titoli di autorità di continuare in
questo modo senza le conseguenze negative. Oggi, con l’Internet,
quasi tutto viene alla luce.
Quanti
superiori giovani e non maturi dei gruppi relativamente piccoli di
uomini e donne consacrati nel Movimento dei Focolare HANNO CAUSATO
UNA REAZIONE MOLTO NEGATIVO (anni fa e anche più recentemente dopo
la morte della fondatrice, Chiara Lubich, il 14 marzo 2008) in tanti
che vivevano nello stesso “focolare”, nella stessa casa
(www.focolare.net).
Questi tipi di Websites anche aiutano quelli che hanno sofferto i
danni psicologici sotto tali superiori di superare e guarire questi
danni. Dai miei osservazioni, sembra che pochissimi superiori nel
Movimento dei Focolare hanno badato le “Risposte di Chiara sul
Rinnovamento” (Natale 1997)!
Certamente
quelli che portano queste cose alla luce devono cercare di esporre
queste cose in un modo costruttivo, non in un modo distruttivo.
QUANTA VITA È SOFFOCATA NELLA CHIESA A CAUSA DI SUPERIORI NON MATURI
(Visitate (in inglese): “Constructive Or Destructive Criticism”;
http://god-politics.blogspot.it/2012/09/constructive-or-destructive-criticism.html).
Quanti santi nella storia della Chiesa, per il bene delle anime
immortali, hanno fatto scoprire l’ipocrisia nascosta dei
responsabili religiosi nella Chiesa per avvertire le pecore, simile a
Cristo che ha avvertito le persone: “Guardatevi dal lievito dei
farisei, che è l’iposcrisia. Non c’è nulla di nascosto che non
sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto…” (Lc
12,1-3; Mt 16,6; Mc 8,15).
I santi Giovanni Crisostomo, Giovanni Eudes e Atanasio hanno detto
che la via (o il pavimento dell’inferno) all’inferno e fatta con
le ossa dei preti e dei religiosi, e i teschi dei vescovi sono i
lampadari per illuminare la via! La responsabilità dei sacerdoti e
dei vescovi è molto grande. Spesso la Madonna ci chiede di pregare
per loro!
Oggi c’è più fattori stimolanti di essere responsabili, perfino
per quelle cose che si credevano non avrebbero venute alla luce,
attraverso il dialogo aperto e sincero invece di monologo nel nome di
obbedienza o di importanze e dei titoli nelle struttura gerarchica!
Quanti superiori non hanno ricevuto una formazione di maturità
cristiana e perciò sono capaci solo a mantenere una struttura come
in un esercito militare invece di poter formare una famiglia di
cristiani; senza umiltà, non c’è virtù, e perciò perfino
“amore” è falso!
Quanto diverso è questo atteggiamento dall’atteggiamento dei
santi! “O mio Gesù, vita della mia anima, vita mia, mio Salvatore,
mio dolcissimo Sposo, e nello stesso tempo mio Giudice, Tu sai che
nell’ultima ora NON FARÒ AFFIDAMENTO SU NESSUN MIO MERITO, MA
UNICAMENTE SULLA TUA MISERICORDIA. Ecco che fin d’ora m’immergo
nella voragine della Tua Misericordia, che è sempre aperta per ogni
anima” (Diario, 1553).
In qualche modo mentre crescevo, DIO MI HA DATO LA GRAZIA DELLA
PERSEVERANZA DI CONTINUARE A PREGARE E DI CERCARE E DI LOTTARE A
SCOPRIRE LA VERITÀ anche quando ero circondato da tante verità
false sottile dentro la Chiesa. Mi rendo conto adesso che ero molto
meno plagiato studiando la matematica e le scienze all’università
che le altre curriculum nonostante che questi curriculum sono molto
importanti; adesso molte nuove università si iniziano per offrire
gli arti liberali senza buttare via Dio e la rivelazione divina.
Spesso ho sofferto tanto perché i superiori ( e i genitori) non
erano contenti che qualcuno sotto di loro che cercava la verità che
spesso non era quella offerta dai superiori. La Verità ci fa liberi
(Gv 8,32) ma soltanto dopo tanti crocifissioni nelle nostre vite
personali.
LA PRIMA DOMANDA NEL CATECHISMO CHE NOI BAMBINI ABBIAMO IMPARATO A
RISPONDERE era perché Dio ci ha creato. Noi abbiamo risposto: “Per
amare, per conoscere e per servire Dio …”. Per tantissimi
cattolici oggi, la religione esiste per servire me stesso, non per
servire Dio, non per scoprire e fare la volontà di Dio. Oggi le cose
sono rovesciato! I vescovi, sacerdoti e responsabili religiosi nelle
parrocchie e nei movimenti ecclesiali non sono immuni da questa
trappola fortissima di relativismo e rispetto umano.
DICO ALLE PERSONE CHE PER ARRIVARE AL PARADISO, bisogno cercare ogni
giorno la Verità (“V” maiuscolo) con tanta fatica, poi vivere la
verità con tanta fatica con l’aiuto di Dio nella preghiera, per
potere stare con la Verità per l’eternità, Che è Dio, la gioia
più incredibile in paradiso; come sappiamo il dolore più terribile
nell’inferno e la mancanza totale della Verità, di Dio (CCC 1035).
La grande maggioranza delle persone oggi non fanno neanche il primo
passo di cercare la verità perché è scomoda perché da fastidio
alle loro coscienze quasi morte, indicandoli che devono cambiare la
vita e soffrire. La grande parte delle persone scelgono la via più
facile di convincersi che non c’è niente dopo la morte e quindi
scelgono volutamente di abbassarsi perfino sotto il livello degli
animali con un’anima mortale, pensando che non hanno nessuna
responsabilità per la loro grande dignità data da Dio. Quando
muoiono, dopo aver fuggiti dalla Verità tutta la loro vita, Dio, per
amore, rispetterà e confermerà la loro scelta, e andranno al posto
dove non c’è la Verità, no Dio per tutta l’eternità! Il
catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 1035) e anche i santi ci
dicono in modo molto chiaro che il dolore più forte nell’inferno,
più che tutte le altre pene insieme, è la separazione totale,
assoluta ed eterna, della creatura dal suo Creatore, Che è la
Verità!
LA MIGLIORE SPIRITUALITÀ NEL MONDO NON DA LA GARANZIA DELLA SALVEZZA
o dell’umiltà vera per una persona o per un religioso. Spesso i
superiori che hanno soffocato tanta vita spirituale trovano qualche
tipo di consolazione nel fare altre cose o altri progetti secondo le
loro idee, ma spesso non si rendono conto che Dio ha pensato di
qualcosa molto più grande e importante per loro, se avessero
soltanto l’umiltà di essere strumenti di Dio invece di scegliere
di essere strumenti di se stessi e dei loro progetti e delle loro
idee. Questo ci vuole docilità allo Spirito Santo Che spesso parla
attraverso le persone sotto di noi che non pensano o non vedono le
cose esattamente nel modo che noi pensiamo e vediamo le cose.
E’ PIÙ FACILE DI LEGIFERARE L’AMORE e di proclamare le grandi
ideali evangelici dell’amore che di vivere l’umiltà. E’ più
facile di nascondere la superbia con l’umiltà falsa che di
nascondere la mancanza di carità che si può vedere nelle opere e
nelle azioni (“angelo di luce”; 2Cor 11,14). La superbia può
entrare facilmente nel discernimento spirituale o perfino entrare
nella persone che proclamano di vivere una vita comunitaria con Gesù
in mezzo (Mt 18,20) quando il superiore o un’altra persona nel
gruppo è attaccato al suo idee o al suo programma. Tutte le parole e
tutti i documenti nel mondo non possono garantire l’umiltà e la
docilità allo Spirito Santo. Anche nel passato, in particolare in
Italia, c’erano molti sacerdoti che sono entrato nei seminari
all’età di 10 o 12 anni e non hanno avuto l’opportunità di
maturare neanche al livello umano; la grazia costruisce sulla natura.
Ma alla fine, “si conoscono dai loro frutti” (Mt 7,15-16). Prima
del Concilio Vaticano II c’era la predominanza delle spiritualità
individualistica. Ma anche in queste spiritualità collettive più
recenti si può perdere la presenza di Gesù in mezzo se ogni membro
della comunità non persevera nella “lotta tremenda” (CCC 409)
ogni giorno contro la tentazione continua e fondamentale che porta
lontano dall’umiltà che è la verità di chi siamo noi e Chi è
Dio!
UN DISCERNIMENTO, O MEGLIO, UNA DISTINZIONE sarebbe fra quelli
superiori che sono disponibili di FARE IL RISCHIO DI DIALOGARE con
quello sotto loro che non hanno le stesse idee, e quelli che non sono
disponibili di fare il rischio di essere confrontati con un altro
modo di vedere le cose o di fare le cose in una situazione
particolare. La mancanza di coraggio di fare il rischio e di fidarsi
più nello Spirito Santo che spesso parla attraverso le persone non
d’accordo con noi può succedere facilmente con le spiritualità e
nei ambienti con la spiritualità individualistica o collettiva. La
natura umana è ciò che è, macchiata dal Peccato Originale! La
mancanza della “lotta tremenda” con diligenza e costanza contro
le tentazioni di non voler imparare da Gesù mite e umile di cuore
può facilmente condurre alla cecità spirituale più grande, la
perdita dei frutti spirituali e ancora peggio come Gesù ha indicato:
“Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella
degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt
5,20).
In
riguardo dei sacerdoti e religiosi, Suor Maria Gabriella in
purgatorio ha detto a Suor Maria della Croce il 8 dicembre 1879:
“AHIMÉ! QUANTE VITE APPAIONO PIENE DI OPERE BUONE E, ALLA MORTE,
NE SARANNO VUOTE... perché tutte quelle cose buone in apparenza,
tutte quelle azioni clamorose, tutta quella condotta che sembrava
irreprensibile, tutto questo non ha avuto Gesù solo quale fine. Si
voleva far figura, brillare, passare per esatto osservante degli
obblighi della Religione, per una Religiosa fedele alla regola, ecco
il solo movente di tante esistenze. E nell'altra vita, qui, quale
delusione! Se sapeste quante poche persone agiscono per Dio solo,
quante poche compiono tutte le loro azioni per Dio solo... Ahimè!
quanti rimpianti ci si prepara per il punto di morte, allorché non
si sarà più accecati, ahimè! Se si riflettesse qualche volta
all'eternità! Che cos'è la vita paragonata a quel giorno che non
avrà sera per gli eletti, a quella sera che non avrà giorno per i
malvagi? Si ama tutto sulla terra, ci si affeziona a tutto, eccetto
a Colui che unico dovrebbe avere il nostro affetto ed al quale noi lo
neghiamo. Il Gesù del tabernacolo attende cuori che Lo amino e non
ne trova. APPENA UNO SU MILLE CHE LO AMA COME SI DOVREBBE AMARLO!
AmateLo voi; risarciteLo di questa indifferenza tanto colpevole che
c'è nel mondo!” (http://purgatorio-mano.blogspot.com).
Scrivendo delle suore e i superiori nel convento: “Fra di loro
(tutte le suore, comprese la superiora) NON CI SARÀ ALCUNA DIVISIONE
IN CORI, né si divideranno in madri e mammine, né in reverende e
reverendissime, ma saranno tutte uguali fra loro, anche se
all'origine c'era fra loro una grande differenza. Sappiamo chi era
Gesù e come si è umiliato e con chi ha avuto rapporti. Porteranno
una veste uguale a quella che Egli ha portato durante la Passione, e
non solo la veste, ma dovranno imprimere su di sé le impronte per le
quali Egli si distinse, e queste sono: la sofferenza ed il disprezzo.
Ognuna dovrà tendere al massimo rinnegamento del proprio io e ad
amare l'umiltà, e quella che si distinguerà maggiormente in questa
virtù, sarà idonea a dirigere le altre.” (Diario, 538).
LA PRIMA QUALITÀ CHE SANTA FAUSTINA INDICA PER UNA SUPERIORA È
L’UMILTÀ! “Il comportamento della superiora verso le suore. La
superiora deve distinguersi per l'umiltà e per l'amore verso
ciascuna suora, senza alcuna eccezione. Non si regoli sulla base
della simpatia o dell'antipatia, ma secondo lo spirito dì Cristo.
Sappia che Iddio le chiederà conto di ogni suora. Non faccia
prediche alle suore, ma dia l'esempio di una profonda umiltà e di
rinnegamento di sé e questo sarà l'insegnamento più efficace per
le suddite. Sia risoluta, però mai aspra, abbia pazienza se la
importunano con le stesse identiche domande, anche se dovesse
ripetere cento volte la stessa cosa, ma sempre con la medesima calma.
Cerchi di rendersi conto delle necessità delle suore e non aspetti
che le vengano a chiedere questo o quello, poiché è differente
l'indole delle anime. Se s'accorge che qualche suora è triste oppure
sofferente, cerchi di aiutarla in tutti i modi e di confortarla;
preghi molto e chieda lumi per sapersi comportare con ognuna di loro,
poiché ogni anima è un mondo diverso. Iddio ha diversi modi di
trattare con le anime, che talvolta per noi sono incomprensibili ed
inconcepibili, perciò la superiora sia prudente per non danneggiare
l'azione di Dio in qualche anima. Non richiami mai le suore quando è
nervosa, inoltre i rimproveri debbono essere sempre accompagnati da
parole d'incoraggiamento. Occorre far capire ad un'anima che deve
riconoscere il proprio errore, ma non bisogna abbatterla. La
superiora deve distinguersi per l'amore concreto verso le suore;
prenda ogni difficoltà sulle proprie spalle; per alleggerire gli
impegni alle suore, non pretenda alcun servizio da parte delle suore,
le rispetti come spose di Gesù e sia sempre pronta a servirle sia dì
giorno che di notte; sia più propensa a pregare che a comandare.
Abbia un cuore sensibile per le sofferenze delle suore ed essa stessa
studi e si concentri su di un libro aperto, Gesù Crocifisso. Preghi
sempre fervorosamente per impetrare luce, e soprattutto quando ha
qualcosa d'importante da decidere con qualche suora. Si guardi bene
dall'entrare nell'ambito delle loro coscienze, poiché in questo
campo ha la grazia solo il sacerdote; ma può capitare che qualche
anima senta il bisogno di confidarsi con la superiora. La superiora
quindi può ricevere le confidenze dì un'anima, ma non dimentichi il
segreto, poiché nulla disgusta maggiormente un ‘anima del fatto
che si dica ad altri ciò che essa ha detto in fiducia, cioè in
segreto. Le donne hanno sempre la testa debole a questo riguardo; di
rado s'incontra una donna che abbia la mente di un uomo. Procuri di
essere profondamente unita a Dio e Dio governerà tramite lei, la
Madonna sarà la superiora di quel convento e noi saremo le Sue
figlie fedeli.” (Diario, 568)
QUESTA PERDITA DELL’UMILTÀ CAPITA ANCHE SPESSO FRA I LAICI CHE NON
SI FIDANO ALLA VOCE DI CRISTO sulla terra, la Sua Chiesa con il Suo
Vicario come capo, e quindi tanti scivolano ciecamente nei loro
egoismi nascosti sfruttando la religione per se stessi invece di
usare la religione per scoprire la volontà di Dio attraverso la
guida della Chiesa e di usare la religione per fare la volontà di
Dio con i sacramenti e la preghiera.
DIMENTICHIAMO FACILMENTE CHE LA VOCAZIONE, LA CHIAMATA, VIENE DA DIO,
NON DA NOI STESSI! Gesù è venuto per servire, non per essere
servito! Non è facile, ma per Dio, tutto è possibile. La Madonna ci
chiede sempre a pregare per i sacerdoti, i vescovi e il Papa! Il
primo bersaglio di Satana sono i sacerdoti, vescovi e il Papa!
Dopo aver sofferto tanto in queste situazioni nella mia vita, anche
con i responsabili che spesso hanno usato la tattica di farmi sentire
colpevole in un modo molto forte psicologicamente se non si obbedisce
ciecamente senza offrire il suo pensiero, ho cominciato di riflettere
tanto su questo argomento e di scrivere i miei pensieri. Mi
domandavo, PERCHÉ QUESTI RESPONSABILI NON AVEVANO L’UMILTÀ DI
DIALOGARE CON ME o di chiedere il mio parere con calma con apertura
genuina cercando insieme di discernere e di scoprire la volontà di
Dio insieme per una situazione particolare? Di che cosa avevano
paura?
C’è
una grande necessità di mantenere l’equilibrio nella realtà
spirituale come fra marito e moglie, fra i genitori e i figli, fra il
clero e i laici, fra gli aspetti carismatici e gli aspetti gerarchici
della Chiesa, ecc. Satana cerca continuamente di sconvolgere questo
equilibrio; se non teniamo conto gli insegnamenti della Chiesa in
riguardo alla manutenzione dell’equilibrio in questi campi
importanti, grande danno è fatto alle anime individui, alle comunità
e alla Chiesa intera, e quindi al mondo intero. Tutte le virtù
devono essere governati dalla virtù della prudenza, altrimenti tutte
le altre virtù non sono più virtù. San Tommaso d’Aquino ha
classificato la prudenza come la prima virtù cardinale, perché si
riguarda con l’intelletto. Aristotile ha definito la prudenza coma
“la ragione giusta applicata alla pratica”. E’ la virtù che ci
permette di giudicare correttamente ciò che è giusto e ciò che non
è giusto in qualsiasi situazione. Quando ci spagliamo il male per il
bene, non stiamo esercitando la prudenza – in fatti, facciamo
vedere la nostra mancanza di essa. Perché è così facile di cadere
in errore, la prudenza ci richiede di cercare il consiglio degli
altri, particolarmente quelli che sappiamo di essere di giudizio sano
di moralità. Ignorando il consiglio o gli avvertimenti degli altri
di cui i loro giudizi non coincidono con i nostri è un segno di
imprudenza. La prudenza “guida le altre virtù stabilendo le regole
e le misure” (CCC 1806, 1788; vedete anche: Somma Teologica II-II
Q47-51). Ci sono sempre più persone oggi che non sono disponibili di
dialogare con quelli che non pensano come loro!
HO INCONTRATO DIVERSI SACERDOTI CHE IN MODO DI AGIRE, CREANO UNA
CERTA ATMOSFERA INTORNO, un atteggiamento, che si fanno sentire agli
altri che sono al di sopra di dialogare o di ricevere consiglio da
quelli sotto di loro; non si sentano si poter dire la parola “perché”
alle loro idee o alle loro proposte. Hanno un sorriso di confidenza e
di superiorità; sono inavvicinabili, intoccabili. C’è una donna,
Maria, che conosco e che fa parte del Movimento Mariano Sacerdotale
che viene una volta al mese in una piccola parrocchia a pregare il
Rosario con alcuni persone. Qualche volte quando la vedo saluto come
“Santa Maria”! Quando mi telefonava le prime volte e mi ha
chiesto chi sono io, ho risposto: “Santa Maria, la peccatrice”, e
lei ha riso ed era contenta! Se si scherza con certi sacerdoti in
questo modo, la reazione è abbastanza negativa, e si sa di non
scherzare in quel modo con loro!
In riguardo del nostro atteggiamento verso i poveri, San Vincenzo De
Paoli ha scritto: “Quando andiamo a visitarli, cerchiamo di capirli
per soffrire con loro, e di metterci nella disposizione interiore
dell’Apostolo che diceva: “MI SONO FATTO TUTTO A TUTTI” (1Cor
9,22)” (Breviario, 27 settembre). Perché non possiamo fare “tutto
a tutti” anche fra di noi?
“No,
non siete troppo buona! In certi casi è meglio cedere che prevalere.
Vi suggerisco un modo d'agire che Gesù desidera che adottiate. Prima
di dare un avvertimento, prima di fare un rimprovero meritato ad
un’allieva o a qualunque altra persona, raccoglietevi un secondo;
quindi, METTETEVI AL POSTO DI COLEI CUI STATE PER RIVOLGERVI e agite
a suo riguardo come vorreste che si facesse con voi in un’occasione
simile. Allora Gesù sarà contento.” (“Un
Manoscritto sul Purgatorio”; http://purgatorio-mano.blogspot.com).
Uno
dei interventi che ha colpito più fortemente all’inizio del
concilio era quello di Vescovo de Smedt di Bruges, che ha attaccato
il tono generale del primo bozzo dei documenti del concilio. Con
coraggio LUI HA CRITICATO IL TRIONFALISMO, CLERICALISMO E
GIURIDICISMO NELLA CHIESA. … Il concilio stava dicendo alla Chiesa
a ricordare che Lei segue il Signore che è venuto non per essere
servito ma per servire” (Mc 10:45).
(http://evang-fondam.blogspot.com).
“Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella
degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt
5,20).
PRIMA DEL CONCILIO LA CHIESA ERA RAPPRESENTATA COME UNA PIRAMIDE.
Sopra il Papa, i Vescovi, i preti e sotto il popolo. In un vero senso
il Concilio ha rovesciato la piramide: alla cima, nella grande
superficie, si pone il popolo di Dio che include tutti i membri della
Chiesa. Infatti il capitolo 2 della “Lumen Gentium” è sul popolo
di Dio ed il capitolo 3 è sui vescovi, sulla gerarchia che è al
servizio del popolo di Dio. Quindi ha rovesciato: c’è il popolo di
Dio al cui servizio si pongono il clero e i religiosi, quindi i
vescovi e il Papa che si chiama: servo dei servi di Dio (per cui il
Papa si firma sempre: Servus Servorum Dei, Servo dei Servi di Dio).
Questo è il desiderio del Concilio, ma la realtà è ancora un po’
diversa!
PIÙ TARDI, IL PAPA GIOVANNI PAOLO II METTE IN GUARDIA DAL
CLERICALISMO, SOTTOLINEANDO INVECE LA “COMPLEMENTARIETÀ” TRA LA
GERARCHIA E I FEDELI LAICI.
Il
discorso di Giovanni Paolo II, ai Vescovi della Conferenza Episcopale
delle Antille (Francia), in Visita "Ad Limina Apostolorum",
7 Maggio 2002
(http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/2002/may/documents/hf_jp-ii_spe_20020507_antille-ad-limina_it.html):
“L'IMPEGNO DEI LAICI DIVIENE UNA FORMA DI
CLERICALISMO QUANDO I RUOLI SACRAMENTALI O LITURGICI CHE SPETTANO AL
SACERDOTE VENGONO ASSUNTI DA FEDELI LAICI O QUANDO QUESTI INIZIANO A
SVOLGERE COMPITI CHE COMPETONO AL GOVERNO PASTORALE PROPRIO DEL
SACERDOTE. In simili situazioni, ciò che il Concilio ha insegnato
sul carattere essenzialmente secolare
della vocazione laica viene spesso
trascurato (cfr Lumen
gentium, n. 31). È il
sacerdote, in quanto ministro ordinato, che, a nome di Cristo,
presiede la comunità cristiana, sul piano liturgico e su quello
pastorale. I laici l'assistono in diversi modi in questo compito.
Tuttavia, il principale ambito dell'esercizio della vocazione laicale
è il mondo delle realtà economiche, sociali, politiche e culturali.
È in questo mondo che i laici sono invitati a vivere la loro
vocazione battesimale, non come consumatori passivi, ma come membri
attivi della grande opera che esprime il carattere cristiano.
Spetta al sacerdote presiedere la comunità cristiana al fine di
permettere ai laici di svolgere il compito ecclesiale e missionario
che corrisponde loro. In un'epoca di secolarizzazione insidiosa, può
apparire strano che la Chiesa insista tanto sulla vocazione secolare
dei laici. Ora, è proprio la testimonianza evangelica dei fedeli nel
mondo ad essere al centro della risposta
della Chiesa al malessere della secolarizzazione
(cfr Ecclesia
in America, n. 44).”
“L'IMPEGNO
DEI LAICI È POLITICIZZATO QUANDO IL LAICATO È ASSORBITO
DALL'ESERCIZIO DEL "POTERE" ALL'INTERNO DELLA CHIESA. Ciò
avviene quando la Chiesa non è vista in termini del "mistero"
di grazia che la caratterizza, ma in termini sociologici o persino
politici, spesso sulla base di una comprensione errata della nozione
di "popolo di Dio", una nozione che possiede profonde e
ricche basi bibliche e che è stata così ben utilizzata dal Concilio
Vaticano II. QUANDO NON È IL SERVIZIO MA IL POTERE A MODELLARE OGNI
FORMA DI GOVERNO NELLA CHIESA, SIA NEL CLERO SIA NEL LAICATO, GLI
INTERESSI OPPOSTI COMINCIANO A FARSI SENTIRE. IL CLERICALISMO È PER
I SACERDOTI QUELLA FORMA DI GOVERNO CHE PROVIENE PIÙ DAL POTERE CHE
DAL SERVIZIO, e che genera sempre antagonismi fra i sacerdoti e il
popolo; tale clericalismo si ritrova in forme di guida laicale che
non tengono sufficientemente conto della natura trascendentale e
sacramentale della Chiesa, come pure del suo ruolo nel mondo. QUESTI
DUE ATTEGGIAMENTI SONO NOCIVI. Al contrario, ciò di cui la Chiesa ha
bisogno è di un senso della
complementarità fra la vocazione del sacerdote e quella dei laici
che sia più profondo e più creativo. Senza
di ciò, non possiamo sperare di restare fedeli agli insegnamenti del
Concilio né di superare le abituali difficoltà riguardanti
l'identità del sacerdote, la fiducia in lui e la chiamata al
sacerdozio.”
Nel incontro famoso della Veglia di Pentecoste, il 30 maggio 1998,
nel Incontro di Movimenti ecclesiali e nuove Comunità, Papa Giovanni
Paolo II ha dichiarato:
“L'ASPETTO
ISTITUZIONALE E QUELLO CARISMATICO SONO QUASI CO-ESSENZIALI ALLA
COSTITUZIONE DELLA CHIESA e concorrono, anche se in modo diverso,
alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo
di Dio. E' da questa provvidenziale riscoperta della dimensione
carismatica della Chiesa che, prima e dopo il Concilio, si è
affermata singolare linea di sviluppo dei movimenti ecclesiali e
delle nuove comunità.”
(http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/laity/documents/rc_pc_laity_doc_27051998_movements-speech-hf_it.html).
Ultimamente, con il Concilio, LA CHIESA HA RISCOPERTO QUALCOSA DEL
MISTERO DI DIO, DIO UNICO IN TRE PERSONE UGUALI E DISTINTE, MOLTO
IMPORTANTE. Prima del Concilio, soprattutto con la Scolastica, si
vedeva di più Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza, e
si vedeva questa immagine di Dio soprattutto nell’aspetto della
razionalità, della coscienza, della libertà. Oggi, GRAZIE AL
LINGUAGGIO PERSONALISTICO DI CUI PARLA PAPA GIOVANNI PAOLO II, si
accentua di più che siamo stati creati a immagine di Dio nel senso
che Dio è relazione del Padre con il Figlio e il Figlio con il Padre
nello Spirito Santo. In questo senso i padri Cappadoci del IV secolo
– S, Basilio, S. Gregorio Nazianzeno, S. Gregorio di Nissa –
sviluppano questo e dicono che la vita di Dio è per così dire un
"pulsare" grazie al quale «dall'unità proviene la trinità
e dalla trinità si ritorna all'unità».
QUANDO NON C’È LA FORMAZIONE PER I RESPONSABILI ECCLESIALI per
condurre le altre con l’esempio di umiltà e carità vera, si
finisce, per forza, di portare avanti le parrocchie o un gruppo
ecclesiale con la struttura e le regole invece con l’esempio come
Gesù ha guidato gli apostoli. San Francesco ha detto di predicare il
Vangelo sempre e quando è necessario anche con le parole!
Chiara Lubich diceva spesso ai focolarini che BISOGNA AMARE GLI ALTRI
MOVIMENTI ECCLESIALI COME LA TUA. Quanti membri del Movimento dei
Focolare sono riusciti a mettere in pratica queste parole piene di
sapienza?
E’ UNA BELLA COSA DI ESSERE FIGLI DI CHIARA LUBICH O DI KIKO O DI
ABRAMO… Ma dobbiamo sempre stare attenti di non finire come i
farisei e sadducei che hanno detto che hanno Abramo per padre, e poi
non hanno riconosciuto il Figlio di Dio fra loro! (Mt 3,7-12).
“Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare
nel regno di Dio” (Mc 10,23)! Si può sentirsi ricco non soltanto
di cose materiale! Se non si perde tutto, in particolare i nostri
titoli, privilegi e onori, non siamo strumenti di Dio ma di noi
stessi; non viviamo per la gloria di Dio ma per la gloria di noi
stessi nonostante che siamo furbi di convincere gli altri che i
nostri motivi sono puri!
E’ NORMALE DI AVERE PAURA DI PERDERE IL NOSTRO BUON NOME; crediamo
che nessuno ci ascolteranno come sacerdoti o come superiori. Perciò
sentiamo che dobbiamo proteggere il nostro buon nome a tutti i costi.
Ma Gesù è morto sulla croce umiliato, con il rischio che nessuno Lo
segue più. Abbiamo paura di dialogare con quelli che forse ci
criticano e perciò ci mettiamo sopra gli altri in un modo che gli
altri sentono molto a loro disagio o proibiti di dialogare con noi
come preti o superiori. In riguardo alla vita interiore, Gesù ha
detto a Santa Faustina: “Non valutare troppo nessuna cosa
esteriore, anche se ti sembra molto preziosa. … Non badare molto a
quello che dice la gente, lascia che ognuno ti giudichi come gli
piace. … Lascia che ti tolgano anche ciò che ti appartiene, la
stima, il buon nome; il tuo spirito sia superiore, al di sopra di
tutto questo. …” (Diario, 1685).
“Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di
un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” (Mt 19,24). ANCHE
UNO CHE HA TUTTO LASCIATO PER SEGUIRE CRISTO PUÒ AVERE IL CUORE
ATTACCATO A MILLE COSE. Anche un povero che bestemmia perché gli si
tocca la bisaccia può essere un ricco davanti a Dio. La grande
tentazione dei responsabili religiosi e civili è di essere attaccato
al prestigio, onore e titoli! E con questi attaccamenti viene sempre
la cecità spirituale! Quanto difficile di uscire dai gruppi con
questa mentalità piacevole di orgoglio.
QUALUNQUE SIA IL NOSTRO STATO DI VITA, possiamo sfruttare quello che
abbiamo e anche la nostra situazione nella vita per servire noi
stessi o servire il nostro Creatore che ci ha dato tutto quello che
abbiamo. Come Suor Maria Gabriella in purgatorio indica chiaramente,
un sacerdote o un religioso, anche se sembri santo agli altri, può
usare tutto quello che ha ricevuto da Dio per servire il loro egoismo
e poi soffocare tanta vita spirituale. Santa Faustina ha scritto:
“OH, QUALE DOLORE PROVA IL MIO CUORE, QUANDO OSSERVO UNA SUORE CHE
NON HA SPIRITO RELIGIOSO! Come si può piacere a Dio quando la
superbia e l’amore proprio esplodono e vengono coperti col pretesto
che ci si preoccupa della gloria di Dio, mentre in realtà si tratta
della propria gloria?Quando vedo questo, la cosa mi dà molto dolore.
Come può una simile anima unirsi strettamente a Dio?Non è nemmeno
il caso di parlare di unione col Signore.” (Diario, 1139)
“In certi momenti ho conosciuto che LE ANIME CONSACRATE DIFENDONO
LA PROPRIA GLORIA, fingendo di difendere la gloria di Dio, ma non si
tratta della gloria di Dio, bensì della propria gloria. O Gesù,
quanto mi ha fatto soffrire questo! Quali misteri scoprirà il giorno
del Tuo giudizio! Come si possono rubare i doni di Dio? (Diario,
1149)
Oggi il Signore mi ha detto: “Molte volte avrei voluto innalzare
questa Congregazione, ma non lo posso fare per la sua superbia.
Figlia Mia, sappi che ALLE ANIME SUPERBE NON CONCEDO LE MIE GRAZIE,
ma tolgo anche quelle che ho consesso.” (Diario, 1170)
I SANTI CI DICONO CHE SENZA UMILTÀ, NON C’È VIRTÙ. La Madre
Maestra del noviziato ha detto ai novizi: “Come le acque scendono
dai monti verso le valli, così le grazie del Signore scendono
soltanto sulle anime umili.” (Santa Faustina; Diario, 55)
“O UMILTÀ, FIORE STUPENDO, VEDO QUANTE POCHE ANIME TI POSSEGGONO!
E forse perché sei così bella e nello stesso tempo così difficile
da conquistare? Oh si, e l'una e l'altra cosa. Dio stesso trova in
essa il Suo compiacimento. Sopra un'anima umile sono aperte le
cateratte del cielo e scende su di lei un mare di grazie. Oh, quanto
è bella un anima umile! Dal suo cuore s'innalza come da un
incensiere ogni genere di profumo estremamente gradito, che
attraversa le nubi e giunge a Dio stesso e riempie di gioia il Suo
Cuore Sant.mo. Ad una tale anima Iddio non rifiuta nulla; una tale
anima è onnipotente, essa influisce sul destino del mondo. Una
simile anima Iddio l'innalza fino al Suo trono e più essa si umilia,
più Dio si china verso di lei, la insegue con le Sue grazie e
l'accompagna in ogni momento con la Sua onnipotenza. Un'anima così è
unita a Dio nel modo più intimo. O umiltà, metti radici profonde in
tutto il mio essere! O Vergine purissima, ma anche umilissima,
aiutami a conquistare una profonda umiltà. Ora comprendo perché ci
sono così pochi santi, perché sono poche le anime profondamente
umili” (Diario, 1306).
SCRIVE SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT: “Saranno veri apostoli
degli ultimi tempi. Ad essi il Signore degli eserciti darà la parola
e la forza per operare meraviglie e riportare gloriose spoglie sui
suoi nemici. Dormiranno senza oro e argento, e, ciò che più conta,
senza preoccupazioni, in mezzo agli altri sacerdoti, ecclesiastici e
chierici. Tuttavia avranno le ali argentate della colomba per volare,
con la retta intenzione della gloria di Dio e della salvezza delle
anime, là dove li chiamerà lo Spirito Santo. Lasceranno nei luoghi
dove hanno predicato, soltanto l'oro della carità, che è il
compimento della legge. (Rm 13,10)” (Trattato della Vera Devozione
a Maria, da San Luigi de Montfort; no. 58).
"SOPRATTUTTO A QUESTE ULTIME E CRUDELI PERSECUZIONI DEL DIAVOLO,
che andranno crescendo tutti i giorni fino al regno dell'Anticristo,
deve riferirsi la prima e celebre profezia e maledizione pronunciata
da dio nel paradiso terrestre contro il serpente. È bene spiegarla
qui, a gloria della Vergine santissima, a conforto dei suoi figli e a
confusione del diavolo: “Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e
tu le insidierai il calcagno” (Gen.3,15). Dio ha fatto e preparato
una sola ma irreconciliabile inimicizia, che durerà ed anzi crescerà
sino alla fine: l'inimicizia tra Maria, sua degna Madre. e il
diavolo, TRA I FIGLI E SERVI DELLA VERGINE SANTA E I FIGLI E SEGUACI
DI LUCIFERO. Pertanto la nemica più terribile del diavolo che Dio
abbia mai creata, è Maria, sua santa Madre" (Trattato della
Vera Devozione a Maria, da San Luigi de Montfort; no. 51-52).
DON STEFANO GOBBI HA SCRITTO: “Il 13 maggio 1917 la Madonna appare
a Fatima come la Donna vestita di sole: “Secondo il disegno divino,
è venuta dal Cielo su questa terra, alla ricerca dei piccoli
privilegiati da Padre, "una Donna vestita di sole" (Ap
12,1). Lei, perché piccola, si forma la schiera con i più piccoli
in ogni parte del mondo. … Le dodici stelle significano anche una
nuova realtà. L’Apocalisse infatti la vede come un grande segno
nel cielo: Donna vestita di sole, che combatte il Drago ed il suo
potente esercito del male. (Ap 12) … ECCO CHE LA MADONNA VA ALLA
RICERCA DI QUESTI PICCOLI PRIVILEGIATI DAL PADRE. Se voi non avete
dal Padre Celeste la grazia che vi fa piccoli: “sì, Padre, ti è
piaciuto di aprire il tuo regno ai piccoli” (Lc 10,21). Se voi non
siete questi piccoli a cui il Padre Celeste si rivela manifestando la
sua compiacenza, non siete cercati dalla Madonna, perché Lei,
piccola, per vincere la battaglia, forma la sua schiera con i più
piccoli.”
PREGHIAMO PER I RESPONSABILE RELIGIOSI; come ho scritto sopra, non è
facile per i responsabili religiosi, in particolare oggi, di
mantenere unità del gruppo o della comunità come ha fatto Gesù e
non come i capi del mondo (Mt 20,25-28; Mc 10,35-45). . Se i figli in
una famiglia vedono i difetti dei loro genitori, al meno
oggettivamente, che cosa è il comportamento e atteggiamento che
costruisce e non distrugge la famiglia? Criticare, criticare, o
pregare e offrire sacrifici per i loro genitori? I figli hanno
bisogno dei loro genitori. Oggi più che mai, la grande maggioranza
delle persone criticano invece di pregare e offrire sacrifici per i
responsabili che non fanno come vogliono loro. Ma i figli non possono
sostituire per i loro genitori, come i parrocchiano non possono
sostituire per il sacerdote. Ognuno ha la sua vocazione da Dio. La
Madonna chiede spesso nei ultimi 150 anni di pregare per il Papa, i
vescovi e i sacerdoti che portano tante anime con loro a paradiso o
all’inferno! Facciamo come figli maturi e prudenti, non come i
giovani di 1968 che hanno ribellato in tanti posti del mondo contro
l’autorità. Sono convinto che la grande maggioranza di quei figli
di 1968 non hanno ricevuto amore vero di altruismo secondo il Vangelo
perché tanti dei LORO GENITORI NON HANNO RISPETTATO O SEGUITO LA
LEGGE DI DIO in riguardo il dono della sessualità. La rivoluzione
sessuale; siamo liberi finalmente! Perciò l’amore fra marito e
moglie era l’amore di egoismo invece di altruismo. Finché i
bambini servivano da tornaconto ai genitori, va bene; dopo, i bambini
hanno capito che erano concepiti non per amore dei figli ma per i
motivi egoistici dei genitori.
ANCHE TANTI GENITORI CATTOLICI ANNI FA NON HANNO MATURATO FINO A
FIDARSI IN DIO e nella sua Chiesa, come la cosa migliore per loro, e
per voler bene a Gesù. Tanti hanno praticato il metodo “naturale
ritmica, periodica”, perché non c’era ancora !la pillola”, ma
tante volte questo metodo non ha funzionato; spesso i figli non erano
voluti ma concepiti a causa di sentirsi costretti ad obbedire la
Chiesa o della paura dell’inferno. E TANTI VOLTE I PRETI NON ERANO
CAPACI DI SPIEGARE il motivo di amore di Dio e fiducia in Dio
riguardo questi insegnamenti della Chiesa come la via migliore per i
genitori e per le loro famiglie, ma soltanto la necessità di
obbedire senza spiegare per persuadere e per offrire i genitori la
possibilità di accettare ed abbracciare questi insegnamenti
salvifici nel loro nome proprio, nel loro libero arbitrio; questo è
molto importante secondo il principio personalistico di Papa Giovanni
Paolo II!
MA NON C’ERA QUASI NESSUNO, O UNA COMUNITA’ CRISTIANA VERA, A
OFFRIRE UN ESEMPIO DI AMORE VERO, ALTRUISMO, A QUESTI GIOVANI di
1968, e perciò sapevano soltanto di ribellare e rifiutare e
giudicare l’amore falso che hanno ricevuto. Questi giovani della
mia generazione che hanno ribellato nel 1968 adesso sono in potere in
Europa e USA, e ci stanno portando verso un mondo perfetto, secondo
loro, senza Dio, e perciò senza amore vero di altruismo! Quando non
si prega, automaticamente si diventa le marionette di Satana; non si
riesce a distingue fra le bugie belle e la Verità da Dio che ci fa
veramente liberi (Gv 8,32), nonostante che tanti di loro sono molto
intelligenti. La creatura forse più intelligente mai creato,
Lucifero, credeva di essere Dio come tante persone oggi (Gen 3,4-5)!
Le persone che non pregano finiscono a fare la loro parte nel regno
di Satana nonostante sanno soltanto un pezzo del agenda diabolica,
motivate da tante belle bugie e propaganda e promesse vuote e
ingannevole.
PERCIÒ, RIPETO, È IMPORTANTISSIMO A PREGARE PER I RESPONSABILI
RELIGIOSI E GENITORI, che normalmente le persone sotto la loro
giurisdizione non possono sostituire, come una mamma non riesce di
fare la parte del babbo della famiglia e vice versa. Qualche volte ci
vuole correzione fraterna. Spero che quest’articolo è solamente
per quel motivo, per l’amore dei miei fratelli sacerdoti e per la
gloria di Dio e per la crescita, non la soffocazione, del regno di
Dio sulla terra per la salvezza delle anime.
AIUTIAMOCI A VICENDA, ognuno nella sua vocazione, di diventare
piccoli e di combattere fino alla fine le tentazioni forti e sottili
di satana di non imparare dalla Madonna e dal nostro Maestro e
Signore. L’unica volta che si trova il verbo “imparare” dalla
bocca di Gesù nei quattro Vangeli era quando ha detto: “Imparate
da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).
Don Jo (Joseph) Dwight
Altri Riferimenti:
John
Crosby; Worthy
of Respect: The Personalist Norm;
http://www.thepersonalistproject.org/comments/worthy_of_respect_the_personalist_norm.
John
F. Crosby; Persons Are Unrepeatable;
http://catholiceducation.org/articles/religion/re0366.html.
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